È il 16 maggio 1974 quando Luciano Liggio, noto come la "Primula Rossa di Corleone" viene arrestato per la seconda volta e finisce in carcere, dal quale non uscirà mai più. Morirà infatti a Badu 'e Carros, a Nuoro, il 15 novembre 1993.

Liggio, anche se il vero cognome era Leggio (a sbagliare nella trascrizione era stato un brigadiere), conosciuto anche come "Lucianeddu", era nato a Corleone nel 1925 e per tutta la sua vita resta legato a Cosa Nostra, affiliato alla cosca locale per mano di uno zio paterno.

Qualche piccolo reato comincia a compierlo quando non ha ancora 20 anni (porto d'armi abusivo, furto), poi viene accusato di un omicidio e, non presentandosi all'udienza, diventa un latitante a partire dal 1948.

Nove anni dopo diventa socio in affari di Gaetano Badalamenti, il numero due della cosca di Cinisi, e i continui screzi con altre fazioni lo portano a essere l'obiettivo di un attentato nel 1958.

Qualcuno gli spara mentre è in una capanna con altre persone, ma Liggio riporta solo qualche ferita di striscio.

Il primo importante arresto arriva il 14 maggio 1964 a Corleone: "Lucianeddu" era nascosto a casa della fidanzata di un sindacalista, Placido Rizzotto, quello che aveva ucciso anni prima.

Le forze dell'ordine lo trovano con un catetere e lui stesso racconta di avere il morbo di Pott.

Portato all'Ucciardone a Palermo, viene poi prosciolto per insufficienza di prove nell'ambito del processo contro i grandi nomi della prima guerra di mafia.

Seguono poi vari spostamenti: prima a Bitonto, in Puglia, poi a Roma per ricoverarsi in una clinica. Mentre è lì, il tribunale di Palermo emette un ordine di custodia cautelare e il 19 novembre 1969 Liggio fugge, rendendosi irreperibile ma partecipando in seguito a varie stragi.

Zurigo, Milano, Catania sono altre delle sue tappe, dove incontra altri boss.

Sul suo nome pesano le accuse per gli omicidi del giornalista Mauro De Mauro, del procuratore Pietro Scaglione, quelle per il sequestro di Antonino Caruso e del figlio di Francesco Vassallo, organizza anche il rapimento di Pietro Torielli (a Vigevano) e del conte Luigi Rossi di Montelera (a Torino), e ancora di Paul Getty III.

Infine, il 16 maggio 1974 finisce di nuovo in manette: è a Milano, in via Ripamonti, insieme alla sua compagna e al loro figlioletto.

Processato, viene condannato all'ergastolo ma anche dal carcere manda indicazioni per uccidere il tenente colonnello Giuseppe Russo.

La morte, per infarto, sopraggiunge nel 1993 mentre si trova a Badu 'e Carros.

La sue spoglie riposano a Corleone.

(Unioneonline/s.s.)

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