Quarant'anni fa veniva ucciso a Palermo Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile che, con metodi d'indagine innovativi e una straordinaria determinazione, stava duramente combattendo Cosa Nostra.

Il poliziotto venne ucciso da Leoluca Bagarella, soldato di Salvatore Riina, nella caffetteria Lux. Giuliano stava pagando il conto per il caffè appena bevuto, quando il sicario gli ha sparato sette colpi di pistola alle spalle.

Con la sua morte si è spento un grande talento investigativo. Nato in piazza Armerina (Enna) nel 1930, nella sua vita ha ottenuto diversi meriti speciali e riconoscimenti per le sue attività.

Si occupò della scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, fu lui a collegarla con Enrico Mattei e ad arrivare ai fratelli Nino e Ignazio Salvo, i potentissimi esattori di Salemi considerati vicini a Cosa Nostra.

Nel '79 si ritrovò ad indagare su due valigette con 500mila dollari rinvenute all'aeroporto di Palermo - Punta Rais, che scoprì essere il pagamento di una partita di eroina sequestrata a New York.

Seguiva i soldi, Boris Giuliano, e lo stesso fece con gli assegni trovati addosso al cadavere del capomafia Giuseppe Di Cristina, che lo fecero arrivare fino a Michele Sindona.

Inoltre i suoi uomini trovarono nelle tasche di due mafiosi fermati una bolletta con un indirizzo. Nell'appartamento c'erano armi, quattro chili di eroina, una patente su cui era incollata la foto di Leoluca Bagarella e una foto di gruppo con diversi esponenti del clan dei corleonesi.

Fu dopo quel ritrovamento che al centralino della Questura di Palermo iniziarono ad arrivare telefonate anonime che minacciavano Boris Giuliano di morte.

Il 21 luglio fu ucciso veramente. Per il suo omicidio sono stati condannati all'ergastolo, come mandanti, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Leoluca Bagarella fu condannato come esecutore materiale.

(Unioneonline/L)

Luglio 2019

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