L'11 aprile 2006 viene catturato Bernardo Provenzano, boss mafioso considerato capo di Cosa Nostra dall'arresto di Riina in poi, e latitante da 43 anni, dal 10 settembre 1963 per la precisione.

Il boss corleonese viene catturato in un casolare nelle campagne corleonesi. Come tutti i boss, si è nascosto a due passi da casa, dove può ottenere appoggi e protezione.

Comincia sotto Luciano Liggio, poi - dopo una lunga ascesa - con Salvatore Riina scatena e vince la guerra di mafia degli anni '80, che mette i corleonesi al vertice della cupola.

Sono loro i capi indiscussi di Cosa Nostra. Più stragista Riina, più moderato Provenzano.

Quando arrestano Riina, diventa lui il capo indiscusso di Cosa Nostra. Condannato in contumacia a tre ergastoli, sembra introvabile.

Eppure viene trovato proprio a due passi da casa: a tradire il boss un errore della moglie. Dopo giorni di appostamento gli agenti della Sco intervengono e catturano il boss, che non oppone resistenza.

Muore a 83 anni all'ospedale San Paolo di Milano, in regime di 41 bis, per via di un cancro alla vescica.

Pochi mesi fa la Corte europea per i diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per aver rinnovato il 41 bis a Provenzano in punto di morte, violando - secondo i giudici - il diritto a non essere sottoposti a trattamenti umani e degradanti.

(Unioneonline/L)

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