#AccaddeOggi, primo febbraio 2022: addio a Tito Stagno, "astronauta ad honorem"

01 febbraio 2023 alle 07:01

Era il primo febbraio 2022 quando a Roma, all'età di 92 anni, moriva Tito Stagno, il giornalista sardo che con la sua caratteristica voce e il ciuffo biondo, naturalmente in bianco e nero, nel 1969 è entrato nelle case degli italiani per raccontare lo sbarco sulla Luna di Apollo 11. 

Nato a Cagliari nel 1930, primo di otto fratelli, a soli 19 anni aveva iniziato a lavorare in radio come radiocronista, intervistatore e documentarista. Le sue prime telecronache risalgono al 1956, in occasione dei Giochi olimpici invernali di Cortina d'Ampezzo. Dal 1961 ha iniziato a occuparsi prevalentemente di Spazio: era stato lui a commentare il volo del sovietico Yuri Gagarin attorno alla Terra e più volte era stato spedito in America a "visitare i posti dove si costruiva il futuro voluto da John Kennedy", aveva raccontato all'Ansa nel cinquantenario dell'allunaggio.

Tra il 20 e il 21 luglio 1969 la storica diretta durata 25 ore, antesignana delle maratone di oggi, dallo studio 3 di Via Teulada a Roma.

Per l'errata interpretazione di un annuncio gli italiani festeggiarono lo sbarco due volte: "La navicella - spiegò Stagno - con a bordo Aldrin e Armstrong si era appena distaccata dall'astronave dove era rimasto Michael Collins, e aveva cominciato a scendere. Io dovevo parlare per 10/12 minuti di fila al buio: sapevo bene cosa accadeva. Fino a quando mi sembrò di sentire "reach land". E dissi: "hanno toccato". Applausi in studio".

Ruggero Orlando, il corrispondente della Rai da Houston, intervenne e "ne nacque un battibecco. Ma erano delle antenne con cui saggiava il suolo lunare per valutarne la pendenza che per prime avevano toccato il suolo, e io quelle avevo annunciato. La cosa buffa è che mentre noi parlavamo perdemmo l'annuncio di Armstrong "Houston, qui base Tranquillità, l'Aquila è atterrata''. Qualche secondo dopo il Lem spense i motori. Fu così che applaudimmo due volte lo sbarco sulla Luna".
All'epoca non c'erano riprese in diretta e da Roma "non si vedeva nulla. La preparazione è fondamentale e io di quella missione sapevo tutto".

L'allora premier Mariano Rumor lo ribattezzò "astronauta ad honorem".

(Unioneonline/D)