#AccaddeOggi: 19 marzo 2002, l'omicidio di Marco Biagi

19 marzo 2022 alle 07:01

La sera del 19 marzo 2002 è quella dell'omicidio del professor Marco Biagi, assassinato da un commando delle Nuove Brigate Rosse mentre stava rientrando nella sua abitazione sotto il portico di via Valdonica, a Bologna.

Biagi era consulente dell'allora ministro del Lavoro Roberto Maroni e gli spari dei brigatisti colpivano a morte un altro giuslavorista, tre anni dopo Massimo D'Antona. Fu preso di mira in quanto uno degli ispiratori della legge 30 - con il suo libro bianco sul mercato del lavoro - che poi gli é stata, di fatto, intitolata. In realtà la legge prenderà solo una parte del suo libro bianco.

La sua morte fece prendere coscienza che il rischio del terrorismo: tante le polemiche per la revoca della scorta. L'allora ministro dell'Interno Scajola, che lo aveva definito "un rompicoglioni che vuole il rinnovo del contratto di consulenza", fu costretto alle dimissioni. 

I processi sull'omicidio si sono conclusi nel 2009 con la sesta e ultima condanna, di Diana Blefari Melazzi, suicida in cella poco dopo la sentenza definitiva del carcere a vita. Condanne all'ergastolo erano arrivate prima anche per Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma; 21 anni per Simone Boccaccini e dieci anni, cinque mesi e dieci giorni per la pentita Cinzia Banelli.

La svolta nelle indagini arrivò il 2 marzo 2003, quando su un treno la Polizia ferroviaria intercettò due tra i capi del gruppo eversivo: Mario Galesi, che venne ucciso, e Nadia Lioce. Nella sparatoria sul treno Roma-Firenze rimase ucciso anche il soprintendente della polfer Emanuele Petri e ferito seriamente il suo collega Bruno Fortunato. Gli investigatori, dopo l'arresto di Lioce, riuscirono a ricostruire il gruppo di fuoco e i complici che avevano dato supporto.

Anche la vicenda della mancata scorta portò a delle indagini: ma è caduta nel vuoto la'sfida rivolta nel 2015 dalla Procura di Bologna alle persone indagate, l'allora ministro dell'Interno Claudio Scajola e l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, a rinunciare alla prescrizione.

Sulla memoria di Marco Biagi e sulla riforma a suo nome il mondo politico, economico e sindacale ha litigato per anni. La vedova Marina Orlandi ha rotto il silenzio solo dieci anni dopo l'omicidio: "Dopo che persone infami lo hanno ucciso, il suo nome è stato associato alla precarietà: questa è una bugia terribile. Marco anzi voleva proteggere chi si sarebbe trovato in questa difficolta".

(Unioneonline/L)