In una seduta di Borsa segnata dalle pesanti vendite sui titoli bancari, soffre in particolar modo Unicredit.

Dopo aver attraversato in mattinata anche una fase di sospensione dagli scambi, l'istituto di piazza Gae Aulenti lascia sul terreno oltre cinque punti percentuali.

Le preoccupazioni del mercato nascono da alcuni dettagli del Documento di registrazione approvato dalla Consob e pubblicato oggi dalla banca, in vista del prossimo aumento di capitale da 13 miliardi di euro.

SE L'AUMENTO NON RIESCE - Dal documento – che serve ad azionisti e investitori per valutare l'operazione - si evince infatti che una sottoscrizione parziale dell'aumento di capitale potrebbe determinare "significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo”, fino a “compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale".

In tale ipotesi, Unicredit potrebbe quindi "subire degli interventi, anche invasivi, da parte delle Autorità di Vigilanza nella propria gestione, quali, ad esempio, l'imposizione di restrizioni o limitazioni dell'attività e/o la cessione di attività che presentassero rischi eccessivi per la solidità dell'emittente".

Insomma, se Unicredit non fosse in grado di ripristinare i requisiti patrimoniali, anche con misure straordinarie diverse da quelle previste nel Piano Strategico 2016-2019 (di cui la ricapitalizzazione costituisce uno dei pilastri), c'è il serio rischio che "possa essere necessaria l'applicazione degli strumenti di risoluzione" in mano alla Vigilanza.

IL NODO DEI CREDITI DETERIORATI – Nel testo si legge inoltre che la Bce ha chiesto alla banca di presentare, entro il 28 febbraio 2017, una strategia in materia di crediti deteriorati. Un strategia che sia supportata da un piano operativo, per affrontare la tematica dell'elevato livello di Npl (non performing loans, cioè prestiti difficili da riscuotere).

PIANO ANTICIPATO - Nel pomeriggio si è svolto un consiglio straordinario della banca, per cominciare ad esaminare i conti del 2016, che saranno ufficialmente approvati dal Cda il 9 febbraio. La scelta di anticipare l'esame sarebbe legata alla volontà di partire con l'offerta già la settimana prossima (invece che quella successiva), per non sovrapporsi all'eventuale operazione Generali-Intesa.

LE STIME PRELIMINARI - Al termine del consiglio, a mercati chiusi, sono quindi stati resi noti i risultati, secondo cui si prevede di registrare una perdita di circa 11,8 miliardi di euro.

I dati – spiega Unicredit – "sono influenzati negativamente da poste non ricorrenti di cui circa 12,2 miliardi di euro erano stati comunicati il 13 dicembre 2016 in occasione del Capital Markets Day, nel contesto della presentazione al mercato del Piano Strategico 2016-2019".

L'istituto ha inoltre preso in considerazione "una serie di ulteriori svalutazioni una tantum pari a circa 1 miliardo, che si attende verranno contabilizzate nell'esercizio 2016".
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