Vittorio Ranieri Miniati, Procuratore in prima linea, da sempre pubblico ministero in trincea, nella sua vita da inquirente ne ha visto di tutti i colori. Dalla disfatta dello Stato nella caserma Bolzaneto in occasione del summit del G8 a Genova sino al disastro preannunciato del crollo del Ponte Morandi nel capoluogo ligure. E’ lui, su mandato del procuratore Walter Cotugno, che coordina l’inchiesta del pool investigativo che sta mettendo a ferro e fuoco il sistema dei trasporti via mare da e per la Sardegna. E non è un caso che i due magistrati inquirenti, Ranieri Miniati e Cotugno, siano stati tra i primi ad occuparsi della più grande tragedia stradale di sempre, quella del crollo del Ponte Morandi. Lì sul Polcevera, lui e il capo della Procura, quel nefasto 14 agosto del 2018, ci sono arrivati all’istante. Gli occhi sono ancora sfregiati da quella tragedia intrisa di omissioni e misfatti, di manutenzioni mai eseguite e negligenze sistematiche nei controlli.

Un ponte per la Sardegna

Quel viadotto strallato che da sempre ha scavalcato il torrente Polcevera, i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, sino al porto di Voltri-Pra', da sempre è stato l’imbocco verso la prima porta d’Italia verso la Sardegna. E’ in quel porto, il più importante del nord d’Italia, che da settimane si assiste ad una maxi operazione sicurezza su quel “ponte” ideale via mare che collega il continente con l’Isola. Sul Ponte Morandi migliaia di macchine ogni giorno attraversavano quel tratto di strada, ad agosto, invece, sono decine di migliaia i passeggeri che lasciano, a bordo di traghetti, il più delle volte vecchi e malandati, le coste liguri per raggiungere quelle sarde. E’ quel nefasto dramma del “Morandi” ad aver imposto alla Procura di Genova un’azione senza precedenti per la verifica delle condizioni di sicurezza a bordo di quelle navi che ogni giorno solcano il Tirreno, dalla città di Cristoforo Colombo verso Olbia e Porto Torres.

Parla la Procura

E’ Vittorio Ranieri Miniati a parlare con l’Unione Sarda. E racconta: «L’inchiesta è in capo al Procuratore Walter Cotugno, io la coordino. Tutto nasce da un incidente del dicembre scorso, con un incendio a bordo del traghetto della Tirrenia, l’Athara. La nave era partita da Genova verso Porto Torres. E’ da quel momento che abbiamo deciso di vederci chiaro sulla sicurezza a bordo dei traghetti. Non possiamo permettere nessuna negligenza sul tema dell’incolumità dei passeggeri. Per questa ragione abbiamo avviato un’azione mirata, in base alle segnalazioni che ci vengono fatte, per verificare costantemente le condizioni di sicurezza sui collegamenti navali da e per la Sardegna». Soppesa le parole il Procuratore, ben consapevole che qualcuno solleva obiezioni sui ritardi che si stanno accumulando sempre di più su quel tratto di mare.

Priorità assoluta

«Ci sono delle priorità, la sicurezza dei passeggeri è una priorità inderogabile. Abbiamo il dovere di prevenire. Per questo motivo stiamo svolgendo un’azione capillare con Guardia di Finanza e Capitaneria. Ad ogni segnalazione che ci giunge, i controlli si fanno ancora più puntuali. Chiamiamo subito l’ente responsabile della sicurezza, il Rina, il Registro navale italiano, che ha le competenze per imporre prescrizioni e obblighi per la navigazione». Non si sottrae alle responsabilità il Pubblico Ministero ma precisa: «Non è nostro compito sequestrare i traghetti, non è la Procura che decide quando far partire un traghetto o meno. Noi disponiamo le verifiche, chiediamo accertamenti, prima con la Capitaneria e la Guardia di Finanza, poi è il Rina che valuta e impone le disposizioni».

Prescrizioni stringenti

E nelle ultime settimane, con migliaia di passeggeri a bordo, le prescrizioni si sono fatte stringenti come non mai. E’ ancora Ranieri Miniati a parlare: «Si sono registrate delle carenze sul piano della sicurezza tali che hanno indotto il Rina a non far ripartire le navi sino a quando non sono state ripristinate le condizioni di sicurezza. Queste situazioni stanno riguardando più navi e questo ovviamente ci preoccupa. Non si può pensare minimamente di far ripartire navi se non sono sicure». I disagi avanzano giorno dopo giorno, con la tratta Porto Torres – Genova con un cumulo di disagi che vedono ritardi sistematici dalle 6 alle 10 ore, sino ad arrivare a navi carretta come la Moby Zazà impegnata sulla rotta Cagliari- Civitavecchia con una percorrenza della tratta non inferiore alle 16/18 ore.

Procure sarde e liguri

Una situazione che potrebbe presto sfociare anche in un coordinamento tra procure liguri e sarde. E’ lo stesso procuratore aggiunto a ipotizzarlo: «Sino adesso non c’è stato nessun contatto con le Procure sarde, ovviamente siamo dispostissimi a collaborare con i colleghi sardi. Se ci fosse l’occasione e la necessità saremo noi a contattarli per un lavoro di squadra su più fronti».

Prima possibile

E, poi, l’impegno a far presto: «I tempi non saranno strettissimi, l’inchiesta ha bisogno di tempo, certo faremo il prima possibile. La Procura di Genova, come si può immaginare, è sovraccarica di lavoro, non solo per la mega-inchiesta sul ponte Morandi, ma anche per tutto quello che a questo è collegato. Noi ci dobbiamo occupare anche dei cosiddetti figli minori, dalla sicurezza delle gallerie a tutto quello che ruota intorno al crollo del ponte. Questo, però, non ci sottrae dalla necessità di fare in fretta e il fatto che stiamo riuscendo a portare avanti più fronti mi fa ben sperare». Il ponte ideale, via mare, tra Genova e la Sardegna, però, riguarda decine di migliaia di persone che ogni santo giorno prendono quei traghetti per raggiungere l’Isola.

Zero deroghe

Una connessione delicatissima dove la sicurezza diventa per Ranieri Miniati priorità assoluta: «Non voglio lanciare l’immagine della Procura di Genova che sequestra tutte le navi, ma non voglio nemmeno far passare l’idea che non faremo tutto quello che è necessario per garantire la totale sicurezza. Sino ad oggi in questa inchiesta, dove ci sono già degli indagati, abbiamo disposto controlli capillari e indispensabili a cui sono seguiti provvedimenti del Rina che molto spesso ha bloccato le navi. Sulla sicurezza abbiamo alzato la soglia massima di controlli, non è una questione che ammette deroghe. Se si ravvisano motivi di pericolosità non si lascia passare niente. E abbiamo gli occhi aperti. Del resto il ponte Morandi è per tutti una lezione a cui non possiamo venir meno: la sicurezza, compresa quella nelle navi, bisogna prevenirla. Sempre».

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