Lantanio, Cerio, Praseodimio, Samario e Neodimio. Sono alcune delle cosiddette terre rare individuate tra gli scarti della miniera di granito a Buddusò. Un tesoro nascosto tra i blocchi di pietra che a breve potrebbe laureare la Sardegna a “Eldorado” d’Italia, dopo le dichiarazioni del ministro Urso sulle novità in arrivo per le concessioni minerarie. A metà aprile, come ha spiegato oggi il capo del Dicastero delle Imprese e del Made in Italy durante il question time alla Camera, arriverà un decreto ad hoc «per assicurare una catena di approvvigionamento delle materie prime critiche sicura e di rapida attuazione e per promuoverne il riciclo».

Il ministro, durante il suo intervento, ha ricordato che in Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche o rare, quelle usate principalmente nella transizione energetica. «Oggi le nuove tecnologie consentono di riattivare miniere chiuse oltre 30 anni fa», ha sottolineato Urso, citando anche la Sardegna insieme a Lazio e Piemonte. Tra le possibilità suggerite per diminuire la dipendenza dai Paesi exrta Ue per il rifornimento di queste materie prime, anche lo sfruttamento «dei rifiuti minerari accumulati nei decenni passati che ammontano a 70 milioni di metri cubi». Gli stessi che giacciono da tempo nella cava in provincia di Sassari e scoperti da alcuni ricercatori dell’Università di Ferrara.

Dalle prime analisi del progetto, svolto due anni fa, è emerso che le discariche di Buddusò potrebbero consentire all'Italia e all'Europa di superare le difficoltà di attuazione del Green Deal Europeo, causate dalle difficoltà nel reperire i metalli. La “fame” di terre rare però, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non dipende dalla loro scarsa presenza sul nostro pianeta ma dalla difficoltà nell’identificarne i giacimenti, nell’estrazione e lavorazione dei metalli.

(Unioneonline/v.f.)

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