Fino a qualche tempo fa se ne faceva un gran parlare. Non c’era politico, genitore o amico incontrato al bar per l’aperitivo che non parlasse delle startup.

Ovvero: le aziende nuove e, soprattutto, innovative, fondate da giovani imprenditori, volenterosi e creativi.

Piccole imprese finanziate dai grandi fondi di venture capital.

Sembrava che fossero diventate la panacea ai mali italiani che, come tutti sanno, in Italia si chiamano disoccupazione, mortificazione del merito, nepotismo e mercati con barriere all’ingresso.

Come la situazione attuale?

Infocamere e startup.registroimprese.it hanno fornito a L’Unione Sarda la fotografia delle startup innovative a livello nazionale e regionale.

In Sardegna sono 143, hanno fatturato 16,5 milioni di euro nel 2014 e danno lavoro a 328 persone.

I REQUISITI - Per essere considerati una startup innovativa bisogna rispettare dei requisiti. In primo luogo l’azienda deve avere meno di 60 mesi di vita.

Un altro requisito per entrare nella classifica delle start-up innovative è quello di investire in ricerca e sviluppo una quota di almeno il 15% del valore della produzione dell’azienda in un dato anno, che i due terzi dei dipendenti abbia almeno una laurea magistrale, e che sia in possesso di un brevetto nel campo dell’industria, delle biotecnologie, dei semiconduttori o delle varietà vegetali.

DIAMO I NUMERI - Al 31 marzo di quest’anno le startup innovative sarde sono appunto 143. Oltre il 40% di queste si occupa di produzione di software, quasi il 12% invece, si occupa di servizi di informazione.

In Italia il numero delle startup è ovviamente più alto: sono oltre 5mila e danno lavoro a 6.524 persone.

Quello che però è importante non è quanti dipendenti abbiano, questo potrà avere un valore solo successivamente.

Ciò che conta è quali soluzioni siano in grado di dare ai problemi della gente.

OGNUNO PUO’ FARE LA SUA PARTE - Microsoft è diventato un colosso progettando sistemi operativi, un modo nuovo per organizzare il lavoro di miliardi di persone.

Man mano che si è andati avanti, però, i costi per la realizzazione delle idee sono cresciuti e le startup hanno sempre più bisogno di finanziatori esterni. In questo l’Italia fatica un po' a stare al passo con gli altri Paesi.

Le imprese innovative italiane, in base ai dati di Startup Italia, hanno ricevuto dai fondi di investimento un ottavo dei soldi ricevuti dalle omologhe tedesche e francesi. Un quinto dei fondi investiti in quelle britanniche, e la metà di quelle spagnole.

Siamo ancora il fanalino di coda con 63 milioni di euro investiti nel 2014, ma le cose possono cambiare.

IL CASO SARDO - Se siamo ancora nel tunnel del ritardo cronico, possiamo guardare in fondo e vedere la luce.

Una speranza arriva proprio dalla Sardegna.

Moneyfarm, azienda specializzata nella gestione innovativa del risparmio, è nata a Cagliari con un contributo della Regione Sardegna e dei Fondi europei. È stato scelto il capoluogo per la qualità delle risorse umane e delle infrastrutture tecnologiche presenti.

Dopo tre anni di attività ha ricevuto un assegno di 16 milioni di euro da un fondo di investimento inglese per continuare a sviluppare il suo giro di affari.

Le buone idee pagano.

Edoardo Garibaldi
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