Un'altra giornata sul filo per i lavoratori sardi di Sky. Dopo lo sciopero della settimana scorsa, i sindacati chiedono l'intervento della Regione.

"È urgente un intervento delle istituzioni regionali sul call center che impiega a Sestu quasi mille lavoratori e rischia di essere travolto da scelte aziendali del tutto irresponsabili", spiega il segretario provinciale della Slc-Cgil Antonello Marongiu dopo l'audizione di questo pomeriggio in Consiglio regionale in Commissione Cultura.

L'annuncio del piano di riorganizzazione dell'azienda che prevede, a livello nazionale, 200 esuberi e quasi 400 trasferimenti (7 da Cagliari a Milano), continua ad agitare sindacati e lavoratori.

"Il settore è caratterizzato dall'immaterialità dei servizi e basta un click per cancellare centinaia di posti lavoro il cui costo rappresenta l'80% rispetto al totale della produzione", dice ancora Marongiu. "In aziende di questo tipo", aggiunge, "il blocco del turn over è una scelta sconsiderata. Il fatto che le nuove assunzioni e le nuove attività vengano svolte da aziende esterne al gruppo", dice ancora Marongiu, "sembrerebbe delineare un disinvestimento sul call center interno a favore degli outsourcer. Per queste ragioni chiediamo all'azienda di sedersi a un tavolo con Regione e sindacati per chiarire il suo reale disegno industriale".

Preoccupato per la sorte dei lavoratori sardi di Sky anche Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi. "La poca chiarezza sui destini del contact center Sky di Sestu preoccupa enormemente. L'azienda tace sui suoi piani futuri e la Regione, malgrado i numerosi gridi di allarme di queste settimane, resta inerte".

Un eventuale disinvestimento di Sky in Sardegna "per l'Isola sarebbe una catastrofe, un altro tassello in quel processo di impoverimento che sembra inarrestabile. Con l'aggravante, sul piano etico ma non solo, che l'azienda ha fruito di importanti agevolazioni pubbliche", continua Cossa. Insomma, sarebbe "un dramma per le famiglie coinvolte e per il territorio dell'Area metropolitana di Cagliari, e di Sestu in particolare, dove molti dei lavoratori risiedono. La Regione deve mettere in campo azioni concrete per scongiurare la chiusura di una infrastruttura dotata di personale altamente professionalizzato, uno dei più importanti centri di assistenza telefonica d'Europa. Il sospetto è che ci si trovi dinnanzi all'ennesima delocalizzazione nell'Est de'Europa di una importante realtà economica operante in Italia. Nel solco di quel dumping retributivo che certo non aiuta a rafforzare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni europee e che favorisce lo sfruttamento di lavoratori privi di tutela e sottopagati", conclude Cossa.
© Riproduzione riservata