Tra metafore e citazioni di De André, di Warren Buffett, dell'Apocalisse e di Gramsci, l'incontro per la presentazione del Rapporto annuale dell'Inps Sardegna, è stato per certi versi irrituale. Ma decisamente più interessante rispetto al classico elenco di freddi numeri e gelide percentuali che di solito si annotano in questi eventi. Ieri, nell'auditorium di Banca Intesa, in viale Bonaria a Cagliari, ognuno, nel proprio intervento, ha fatto il suo. Comprese le arringhe di sindacalisti e politici per difendere le sedi periferiche che l'Istituto vorrebbe chiudere nell'ottica dei risparmi dei costi, lasciando giusto le sedi nei quattro capoluoghi di provincia oltre a Quartu, Iglesias, Sanluri e Olbia. Anche se chi avrebbe dovuto rispondere, cioè Cristina Deidda, direttore regionale, e Gabriella Di Michele, direttore generale dell'Inps, hanno preferito rinviare il discorso sull'argomento.

PENSIONI - Il presidente del Comitato regionale Piero Vargiu ha fornito elementi di riflessione importanti: l'Inps ha erogato nel 2016 oltre 4 miliardi e 816 milioni a 478.364 pensionati, a fronte di 1 miliardo e 785 milioni incassati dai contributi previdenziali dei lavoratori dipendenti privati - non pervenuto il dato sui dipendenti pubblici. "Non deve ingannare - ha detto Vargiu - la diminuzione delle ore di cassa integrazione straordinaria e in deroga (meno 45,92). Il minore ricorso agli ammortizzatori sociali non è originato da una maggiore occupazione quanto dal mancato riavvio dell'economia sarda che ha influenzato negativamente anche le prospettive occupazionali portando a una diminuzione del numero degli occupati. Significa che si è estesa la fascia di persone prive di qualsiasi sostegno al reddito, ovvero, si è accresciuta la povertà".

MONDO DONNA - Cristina Deidda ha scelto di sottolineare la situazione femminile ("La donna è fortemente penalizzata e lesa nei suoi diritti fondamentali"), ricordando - a una settimana dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - che il fenomeno "ha causato vittime anche nel nostro istituto". Quindi, una disamina sullo stato dell'arte nell'Isola dove colpisce che le giovani imprenditrici crescono più che nel resto d'Italia. "È Nuoro a eccellere - dice la dirigente - sulle altre province. La forma societaria femminile prevalente è l'impresa individuale, seguita dalla cooperativa. I settori maggiormente interessati sono i servizi alla persona, commercio e agricoltura, sanità e assistenza, istruzione e ristorazione".

LA REGIONE - Virginia Mura, assessore regionale del Lavoro, ha cercato di promuovere l'operato della Giunta Pigliaru: "Il quadro macroeconomico ci consente di guardare al futuro con moderata fiducia. I dati amministrativi che arrivano dall'Osservatorio sul precariato indicano un calo sensibile della disoccupazione femminile e un aumento importante dei contratti di apprendistato (+ 60%), grazie anche alle numerose azioni portate avanti dal nostro assessorato. Stiamo cercando di di creare politiche adeguate per chi è lontano dal mondo del lavoro". Quelle politiche che Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, vorrebbe che si cambiassero ("serve un piano nuovo per il lavoro"). Sulla stessa stessa lunghezza d'onda gli interventi di Alberto Scanu, Confindustria, e Ignazio Ganga, Cisl. Mentre Lilli Pruna, sociologa dell'economia all'Università di Cagliari, ha messo l'accento sulla scarsa istruzione dei giovani sardi, per questo penalizzati nella ricerca di un lavoro. "Esiste un mercato debole e diseguale, dove sono continue le violazioni delle regole del lavoro con l?inps che l'anno scorso ha registrato un 25% di trasgressioni a causa della riduzione del personale".

CRITERI NON PARAMETRI - Il deputato Gianpiero Scanu ha affondato i colpi: "I dati emersi finora sono da bollettino di guerra. Non capisco perché non si sia ancora creata una mobilitazione permanente. La Sardegna vive un momento drammatico e chi porta altri numeri per distrae dalla realtà". E, sull'ipotesi di chiusura delle sedi periferiche dell'Istituto, ha aggiunto: "Non si possono utilizzare i parametri, ci vogliono i criteri: orografia, distanze, popolazione. Ma il costo sociale l'Inps lo valuta?", dice Scanu rivolgendosi a Gabriella Di Michele.

AUSTERITÀ - L'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha parlato di dominio dell'ideologia dell'austerità, che ha determinato la crescita della diseguaglianza, iniziato dai primi anni '80 del secolo scorso. La conclusione del direttore Di Michele (non vuole essere chiamata direttrice) ha toccato il lavoro nero ("mancano gli ispettori, facciamo meno controlli") che l'Inps, comunque, continuerà a combattere nonostante le recenti difficoltà.

Vito Fiori

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