Ci sono 30-32 miliardi a disposizione, gran parte destinati a misure contro il caro energia.

Rientrati dal G20 di Bali, la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si sono subito immersi nella definizione della prima manovra del nuovo esecutivo, che approda oggi in Consiglio di ministri e dovrebbe avere il via libera lunedì per poi passare in Parlamento per quella che sarà una vera e propria corsa contro il tempo.

Un passaggio delicato, né le risorse né il tempo a disposizione abbondano.

Si valuta la possibilità di riproporre uno scudo per l’autodenuncia e il rientro dall’estero dei capitali nascosti al fisco, misura simile a quella varata dal governo Renzi. Nel 2015 portò al recupero di circa 2,5 miliardi, l’effetto stimato dal governo è fra i 3 e i 5 miliardi che andrebbero a rafforzare l’ammontare della manovra. Di fronte alla levata di scudi dell’opposizione il Mef ha chiarito che «nessun condono di carattere penale troverà posto».

Nelle riunioni delle ultime ore è emerso che sarà una manovra di 30-32 miliardi, 21 dei quali destinati ad aiuti a famiglie e imprese per fronteggiare il caro energia.

Entrerà nella legge di bilancio anche l’aumento a 5mila euro del tetto al contante, misura inizialmente prevista e poi cancellata dal dl aiuti quater in seguito a un’obiezione del Quirinale per la mancanza dei requisiti d’urgenza tipici della decretazione.

Sarà aumentato il tetto sul regime forfettario per gli autonomi, da 65mila a 85mila euro. Per i dipendenti si studiano aliquote più vantaggiose sui premi produzione e il taglio di 2 punti del cuneo fiscale.

Capitolo pensioni, sarà evitato il ritorno alla Fornero: si punta a una quota 102 o 103, ovvero 41 anni di contributi e 61 o 62 di età.

Alcune risorse saranno assicurate dalla stretta sul reddito di cittadinanza (tre anni in tutto, con l’assegno intero assicurato solo per 18 mesi, è al momento l’ipotesi), mentre è allo studio anche un aumento delle imposte su tabacco e gioco online.

Altri punti fermi: la tregua fiscale sulle cartelle tra mille e 3mila euro, la riattivazione della Stretto di Messina spa, in liquidazione da nove anni, primo passo per la realizzazione del ponte. Sarà rivisitata anche la norma sulla tassazione degli extraprofitti, con un’aliquota ancora da definire che potrebbe essere del 33%.

(Unioneonline/L)

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