Dopo il 2021, potrebbe non essere più rifinanziata dal governo "Quota 100", la finestra con la quale i lavoratori che hanno raggiunto i 62 anni di età e i 38 di contributi versati possono chiedere di andare in pensione.

Domani si aprirà un tavolo di confronto tra esecutivo e sindacati anche per "scongiurare" lo scalone che si potrebbe creare il primo gennaio 2022 quando entrerà in vigore il nuovo scatto di "anzianità" che prevede l'accesso alla pensione solo per chi abbia compiuto almeno 67 anni (ben 5 in più).

Per evitare il brusco rialzo del requisito di età è in fase di studio "Quota 102": si andrebbe in pensione a 64 anni con 38 di contributi. Sembra però l'ipotesi 102 abbia già avuto il "no" ufficioso da parte dei sindacati, che hanno preparato la loro controproposta: si tratta di "opzione 41", che permetterebbe a chi ha versato 41 anni di contributi di andare in pensione, indipendentemente dall'età anagrafica.

A oggi esiste già una "opzione 41" che però prende in considerazione appunto l'età del lavoratore e restringe la platea di potenziali beneficiari.

Per rendere sostenibile sul piano economico questa ipotesi, si prevede un taglio dell'assegno di almeno 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.

(Unioneonline/F)
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