La Rsu della Portovesme Srl di San Gavino smobilita l’assemblea permanente proclamata il 24 marzo scorso. Sono stati giorni «intensi e difficili» per i lavoratori che hanno visto sfumare l’accordo tra governo e Glencore: «Nonostante l'impegno forte e costante della nostra battaglia, non consideriamo questa come una vittoria in quanto il nostro obiettivo principale era e resta la salvaguardia del sito produttivo della storica fonderia di San Gavino Monreale e il mantenimento di tutti i posti di lavoro - spiega in una nota la Rsu - non la consideriamo neanche una sconfitta, in quanto tutti noi uniti (diretti, interinali e ditte di appalto) abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità fisiche, economiche e mentali, riuscendo a dare una grossa voce ad una piccola ma consolidata realtà e attirando l'attenzione mediatica e politica a livello nazionale anche per un futuro - aggiungono i sindacati aziendali - Futuro che ci vedrà impegnati con ulteriori iniziative a manifestare e difendere la nostra dignità e il nostro diritto al lavoro, con l'impegno e la promessa che questa non è una resa ma un'attesa di ulteriori sviluppi positivi nei prossimi incontri atti alla risoluzione della vertenza».

L’assemblea generale dei lavoratori della Portovesme Srl è stata convocata per martedì 11 alle 8, alla vigilia del nuovo incontro a Roma tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Glencore e i sindacati.

Il coordinamento sindacale di Cgil, Cisl e Uil ha inoltre ribadito la richiesta di riavvio degli impianti attualmente fermi e la rioccupazione dell'intera forza lavoro. «Le responsabilità sono in egual modo in capo al governo, alla Regione e all'azienda – viene sottolineato - Per questo si chiede che l'argomento principale del tavolo sia la garanzia degli impianti in marcia. Solo dopo confermeremo la disponibilità ad affrontare il percorso di transizione industriale, che avrà come vincolo di trattativa la ripartenza degli impianti produttivi e la rioccupazione dell'intera forza lavoro. Su tali argomenti, fino a oggi, permangono posizioni di rigidità delle parti in causa dove, da un lato, vedono l'azienda non prendere atto che le condizioni dei mercati energetici non sono quelli pre pandemici e da parte del Governo non recepire le particolarità di un impianto industriale che ha tempi tecnici d'esercizio non compatibili con prospettive a tre mesi, quali quelle definite dai decreti».

«Le affermazioni delle parti in causa su strategicità delle produzioni di zinco e piombo per la Sardegna - Italia, fino a oggi non sono state conseguenti nei fatti - incalzano i sindacati - Pensiamo che, per tali produzioni si debbano trovare soluzioni, affinché possano avere continuità produttiva nel nostro Paese. È quindi necessario, oggi più che mai, che i tavoli di confronto avviati esplicitino con chiarezza le reali volontà di governo, Regione e proprietà, riguardo al futuro produttivo e occupazionale».

(Unioneonline/s.s.)

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