Porto Torres, presentata la proposta di legge contro le limitazioni alla pesca a strascico
L’Ue impone nuove restrizioni, il sindaco Mulas: “Vogliamo mangiare il pesce pescato nel nostro mare”
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Le nuove restrizioni imposte dall'Ue alle attività di pesca a strascico rischiano di mettere definitivamente in ginocchio il settore.
È il grido d'allarme lanciato dal comparto, nel corso di un incontro che si è svolto stamattina in Municipio a Porto Torres, in occasione della Mobilitazione nazionale sulla pesca organizzata dall'Alleanza delle cooperative italiane.
I rappresentanti delle marinerie del Nord Sardegna sono stati accolti dal sindaco Massimo Mulas, e dal capogruppo Pd Giampiero Madeddu e dal capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Dario Giagoni, primo firmatario della proposta di legge regionale sull'argomento.
“Le recenti disposizioni comunitarie impongono una ulteriore riduzione del 40 per cento dei giorni di attività di pesca a strascico durante l’anno – lamentano i pescatori - e le restrizioni delle zone dove poter pescare con l’introduzione di aree vietate per le imbarcazioni, tanto che in un anno possiamo fare al massimo 100 giornate lavorative”.
“Si tratta di un disegno di legge che mira a una riconversione della propria attività di pesca a strascico in piccola pesca o altre tipologie di pesca – spiega Giagoni – e propone di corrispondere ai titolari di imbarcazioni fino a 30 Gt che abbiano esercitato per almeno due anni negli ultimi tre l'attività di pesca a strascico una indennità di riconversione nella misura del 75% delle tabelle del premio per l'arresto definitivo delle imbarcazioni”.
Anche ai componenti dell'equipaggio una indennità di buonuscita o di riconversione del 75% di quanto previsto da un decreto del ministero delle risorse agricole.
Per il sindaco Mulas "la pesca, sia a strascico che piccola è quella che consente alle nostre attività produttive, ristoranti e mercati locali, di proporre costantemente prodotti di qualità: siamo sardi e in quanto tali vogliamo mangiare il pesce pescato nei nostri mari e non quello che proviene da altre parti del mondo o dei soli allevamenti”.