Petrolio, oro e anche prezzo del grano alle stelle a causa della guerra in Ucraina. 

Il prezzo di un barile di Brent ha sfiorato domenica i 140 dollari, vicino al record assoluto di 147,50 dollari raggiunto nel 2008. Poco dopo l'apertura degli scambi elettronici, l'indice è schizzato a 139,13 dollari, per poi scendere a 130,45 dollari, con un aumento del 10,44%.

“Vola” anche l'oro, tradizionale bene rifugio, arrivato a sfondare quota 2.000 dollari l'oncia (+1,85%), avvicinandosi ai massimi degli ultimi due anni.

Ma l’invasione russa sta provocando anche un aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime, soprattutto dei cereali, visto che sia Russia che Ucraina sono tra i maggiori esportatori. Insieme, infatti, rappresentano il 29% dell'export mondiale di grano e il 19% di quello di mais. E proprio in queste ore, a causa del conflitto, l’Ucraina ha sospeso le esportazioni di alcuni prodotti a causa del crescente rischio di carenza di cibo.

In particolare, sono state sospese le esportazioni di "carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale". Allo stesso tempo, le esportazioni di grano, mais, pollame, uova e olio saranno consentite solo con il permesso del ministero dell'Economia. 

L’aumento dei prezzi di grano e mais – avvisa Coldiretti – rischia di avere conseguenze pesanti anche sull'Italia, che importa il 64% del suo fabbisogno di grano e il 53% del mais.

(Unioneonline/l.f.)

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