Resta in vigore il divieto assoluto all'esportazione di carni suine sarde e loro derivati “senza deroga alcuna nemmeno rispetto agli allevamenti certificati”.

È quanto emerge dall'ultimo provvedimento emanato lo scorso 11 marzo dall'Unità di Progetto della Regione, il braccio operativo per la lotta alla peste suina africana in Sardegna, che ha mantenuto in vigore senza alcuna modifica per gli anni 2022 e 2023 tutte le limitazioni già presenti per gli allevamenti, per le attività di trasformazione e per le esportazioni.

Rimane vigente anche il divieto di introdurre carni sarde negli stabilimenti autorizzati all'esportazione anche quando ne garantiscano la completa separazione del ciclo di lavorazione. Lo denuncia la Confindustria della Sardegna Centrale che ritiene questa decisione "una sconfitta a tutto campo per l'Isola e l'ennesima delusione, anche perché vista la situazione epidemiologica da tempo favorevole ci aspettavano tutti un allentamento delle restrizioni".

"Anzi si continuano ad accettare le disparità di trattamento con altre aree d'Europa dove - sostiene l'associazione - pur in presenza di una situazione epidemiologica importante di circolazione del virus della Peste Suina Africana, si sono trovati i sistemi per non bloccare completamente la circolazione delle produzioni". Per questo, insieme con le altre associazioni di categoria Confindustria vuole portare avanti un ricorso davanti alla Corte di giustizia europea "per tutelarci dai danni enormi subiti in tutti questi anni". 

"Anni di abbattimenti e un piano capillare di eradicazione e contrasto, che hanno portato enormi sacrifici e danni a tutta la filiera suinicola sarda, non hanno consentito alla nostra isola di liberarsi dall'embargo imposto a uno dei comparti più promettenti del nostro agroalimentare", spiega la Confindustria del centro Sardegna. “Tutta la regione resta in zona rossa nonostante gli ultimi casi di circolazione del virus nell'isola siano stati identificati oltre tre anni fa e soltanto in alcune aree ristrette e ben delimitate".

"La pubblicazione del documento dell'Unità di Progetto è avvenuta in silenzio e, complici anche gli ultimi fatti di cronaca, tra guerra in Ucraina e proteste per i rincari, non ha avuto grande rilievo pur rappresentando l'ennesima mazzata a una filiera produttiva strategica per l'economia della Sardegna”, incalzano gli industriali. “Il blocco dell'export è in vigore da ormai undici anni e in tutto questo tempo di restrizioni e penalizzazioni, nessuna delle proposte portate all'attenzione dagli allevatori e dalle aziende di trasformazione è stata presa in considerazione". 

(Unioneonline/v.l.)

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