Sette anni per allineare tutti gli allevamenti che vogliono destinare il proprio latte alla produzione di Pecorino romano alle razze di pecore.

Coldiretti critica la decisione dell'assemblea del Consorzio del Pecorino romano dop.

"Deliberare sette anni per la riconversione delle greggi è un’eternità che non ha alcun fondamento scientifico - ha commentato il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra e della Coop pastori di Dorgali, Leonardo Salis -. Tra l’altro con i tempi del ministero gli anni si allungherebbero a nove. Non la vedo assolutamente come una vittoria. ma come una sconfitta per chi come noi e tutti i pastori si era schierato per la tolleranza zero alle razze diverse da quelle autoctone. Posizione che ho confermato con una Pec inviata a nome della Cooperativa che rappresento al Consorzio del Pecorino il giorno dell'assemblea alla quale non ho potuto partecipare perché impegnato in ovile dove non avevo neppure connessione per collegarmi da remoto".

"Infatti - ha aggiunto - i trasformatori del Consorzio che avevano proposto di aprire al 10% del latte proveniente da altre razze diverse dalle autoctone si sono ritrovati miracolosamente unanimi nel deliberare per i sette anni di riconversione".

I presidenti della Cooperativa Pastori Dorgali e Cooperativa Armentizia Moderna di Guspini, Leonardo Salis e Roberto Tuveri, che avevano espresso contrarietà nel corso dell'assemblea, hanno spiegato: "Non siamo assolutamente contrari all'allevamento di pecore diverse da quelle autoctone ma lo siamo per il loro utilizzo per la produzione del Pecorino romano Dop, così come per tutte le altre Dop e i formaggi tradizionali, pecorini che come da tradizione, appunto, sono prodotti in Sardegna con latte proveniente da pecore di razza sarda allevate al pascolo. Non a caso siamo la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l'allevamento degli animali al pascolo (il 70% della superficie isolana). Le pecore si nutrono per l'80% dalle essenze foraggere spontanee o coltivate e questo rende inscindibile il legame dell'elevata qualità dei prodotti caseari e delle carni dalle forme paesaggistiche in cui sono ottenuti".

Altra contraddizione di questa decisione, secondo i due presidenti Salis e Tuveri, è che la posizione del Consorzio che apre alle altre razze di pecore è diametralmente opposta a quando, fino a poco tempo fa, durante le crisi di prezzo del Pecorino romano si adducevano responsabilità dovute “alla sovrapproduzione di latte”.

Mentre oggi si apre a razze che producono in media molto più latte rispetto a quelle autoctone. "Questa decisione è l'ennesima dimostrazione che i pastori all'interno del Consorzio non hanno voce in capitolo", hanno concluso Salis e Tuveri. 

(Unioneonline/F)

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