Non solo immigrazione. L'Italia continua ad essere anche una nazione di emigrazione: sono 152.000 i connazionali che hanno lasciato il Paese nel 2023, principalmente in Spagna e Germania.

Sono i dati contenuti nel report Prospettive migratorie internazionali dell'Ocse 2025 pubblicato oggi.

«Circa il 32% degli italiani espatriati - si legge nel rapporto - è emigrato verso la Spagna, il 15% verso la Germania e il 13% verso la Svizzera». 

Quanto agli arrivi, l'Italia ha accolto 169.000 nuovi migranti di lungo temine o permanenti: 16% in meno rispetto al 2023. «Questo dato - precisa l'Ocse - include 23% di immigrati ammessi nel quadro della libera circolazione (Ue, ndr), 10% di immigrati professionali, 61% per motivi famigliari e 5% umanitari».

Sempre nel 2024, in Italia sono stati attribuiti «20.000 permessi di soggiorno agli studenti in mobilità internazionale dell'insegnamento superiore e 17.300 a lavoratori migranti temporanei e stagionali (ad eccezione delle migrazioni intra-Ue)».

«I flussi migratori verso i Paesi dell'Ocse contribuiscono a fronteggiare la carenza di manodopera e a sostenere la resilienza delle economie Ocse», spiega il segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, presentando il rapporto al Residence Palace di Bruxelles insieme al commissario Ue per gli Affari Interni e le Migrazioni, Magnus Brunner. Corman ha invocato la necessità di «politiche migratorie efficaci per gestire le pressioni associate sui servizi pubblici e facilitare l'integrazione dei nuovi arrivati nel mercato del lavoro».

Se fanno bene al mercato del lavoro, gli stranieri continuano tuttavia ad essere pagati molto meno rispetto agli autoctoni. «Se i datori di lavoro svolgono un ruolo cruciale nell'attrarre talenti internazionali, sono anche essenziali per valorizzare le competenze degli immigrati già presenti nei Paesi di accoglienza - avverte l'Ocse, rivelando che al loro arrivo nel Paese di accoglienza – gli immigrati percepiscono una remunerazione mediamente inferiore del 34% a quella degli omologhi della stessa età e dello stesso sesso originari del Paese in questione». Dopo tre anni di forte aumento post-pandemico, la migrazione permanente verso i Paesi dell'Ocse è diminuita del 4% nel 2024.

Il totale di 6,2 milioni di nuovi immigrati permanenti resta tuttavia storicamente elevato, 15% sopra ai livelli del 2019. «Gli immigrati - scrive direttore per l'Occupazione, il Lavoro e gli Affari sociali dell'Ocse, Stefano Scarpetta - sono lavoratori essenziali non solo nei settori della salute e delle cure, ma anche in altri settori come l'agricoltura, l'edilizia, l'alloggio, la ristorazione o le tecnologie dell'informazione».

(Unioneonline/l.f.)

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