La partita da 1 miliardo e mezzo di euro per portare via mare il metano in Sardegna col gnl, il gas naturale liquido (a -162 gradi), crea qualche preoccupazione tra i sindacati.

«La strategia della Regione, che ha deciso di puntare sulla realizzazione della dorsale sarda, rischia di trasformarsi in un boomerang», dice Marco Nappi, segretario regionale della Femca-Cisl.

La Regione promette di cominciare a distribuire metano nelle case dei sardi a partire dal 2018, e per questo obiettivo conferma la scelta strategica di realizzare la dorsale sarda, il grande tubo di oltre 200 chilometri che parte da Cagliari e arriva a Porto Torres, collegato a 38 bacini di distribuzione, alcuni già completati, altri in fase di realizzazione.

Tra gli obiettivi, anche la realizzazione di uno o forse due rigassificatori (nelle aree già attrezzate di Sarroch o Porto Torres) e alcuni depositi costieri (quanti e dove, però, non è ancora stabilito).

«La Regione ha scelto di puntare tutto sulla realizzazione della dorsale. Tra vincoli paesaggistici, ambientali, burocratici e ritardi, sia pure fisiologici, quando potremo vederla davvero realizzata?», dice ancora Nappi.
© Riproduzione riservata