L'istruttoria aperta dall'Agcom il 21 dicembre sul caso Vivendi-Mediaset è ancora in corso.

Lo ha precisato la stessa Autorità, "in relazione alle responsabilità istituzionali" che le competono, dopo le indiscrezioni giornalistiche circa uno stop alla scalata del gruppo francese.

L'Agcom ha quindi spiegato che "sono in pieno svolgimento tutti gli adempimenti necessari per approfondire i molteplici aspetti tecnici, giuridici e di mercato che l'analisi richiede". All'appello mancherebbero ancora le memorie delle due società.

L'istruttoria si concluderà entro centoventi giorni dall'apertura, prorogabili di ulteriori sessanta. La prima scadenza è quindi prevista per il prossimo 21 aprile.

Con una manovra partita il 12 dicembre scorso, Vivendi è giunta a possedere in breve tempo il 30% del Biscione, soglia oltre la quale scatta l'Opa obbligatoria (Offerta pubblica di acquisto).

I francesi sono così diventati secondi azionisti di Mediaset, dietro Fininvest. La holding della famiglia Berlusconi ha però presentato un esposto alla Consob, accusando Vivendi di aver manipolato il mercato e abusato di informazioni privilegiate.

Da parte sua, l'Agcom ha avviato un procedimento per verificare la possibile violazione del Testo unico dei Servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar).

Già un mese fa, l'Authority aveva richiamato l'attenzione sul fatto che il Tusmar stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo. In particolare, le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% non possono acquisire ricavi superiori al 10% del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic): Tv, radio, editoria.

Alla luce di un'analisi preliminare su dati 2015, era stato quindi evidenziato il potenziale "stop" alle operazioni volte a concentrare il controllo di Mediaset e Vivendi. Perché i francesi sono già azionisti di maggioranza di Telecom Italia, che risulta il principale operatore nel mercato delle comunicazioni elettroniche (con il 44,7% della quota); mentre il Biscione raggiunge il 13,3%.
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