Chiuse le audizioni della commissione Attività produttive del Consiglio regionale sulla vertenza del latte.

Sono stati sentiti in audizione i rappresentanti di Confindustria, del Consorzio di tutela del pecorino romano, del pecorino sardo dop e del Fiore sardo dop.

Il problema dell'oscillazione del prezzo del latte, secondo Confindustria, è dovuto all’eccesso di produzione. Un esubero di circa 30-40 milioni di litri di latte che deve essere gestito e programmato affinché non crei le variazioni di prezzo che danneggiano il mercato della pecorino romano dop e, quindi, tutta la filiera.

Il piano - secondo Pierluigi Pinna e Giuseppe Mura - è programmare la produzione del latte, destagionalizzare il periodo che oggi si concentra da dicembre a luglio, gestire gli esuberi di latte analizzando i dati che lo stesso mercato fornisce, puntare su nuovi mercati in cui vendere il latte sardo e investire anche sulla produzione di altri formaggi diversi dal pecorino romano.

Per quando riguarda il Pecorino romano la soluzione è la produzione di 20mila quintali al mese. Tutti d'accordo sul fatto che la maggiore offerta sul mercato della produzione del 2018, pari a un +22%, ha creato le condizioni per il crollo del prezzo.

"È stato però registrato nel primo bimestre del 2019 - ha sottolineato Salvatore Palitta, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano - un aumento dell’export del 15% dei volumi, anche se il valore è rimasto stabile per via del mercato Usa, principale sbocco commerciale per il Pecorino romano. Questo perché l’estrema variabilità della produzione ha causato una conseguente variabilità del prezzo medio sul mercato, che risulta altamente speculativo".

(Unioneonline/D)
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