Anche la Sardegna è coinvolta nello sblocco deciso dal governo di sei parchi eolici sul territorio nazionale, per una potenza complessiva di 418 MW. Uno di questi si trova tra Nulvi e Ploaghe. Per Legambiente Sardegna “un primo segnale di impegno per promuovere lo sviluppo delle rinnovabili, accelerare la chiusura delle centrali a carbone e limitare il gas alle modeste quantità utili per gestire il periodo transitorio”.

Per l’Isola si parla di un repowering con meno generatori e maggiore potenza che sarà di 121,45 MW.

Il Consiglio dei ministri in pratica sblocca il contenzioso amministrativo e pone il problema del riordino delle procedure, ideate quando gli impianti eolici erano ancora una novità da sperimentare.

“Se lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l'anno), oggi l'Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l'anno – aggiunge Legambiente -. Proiezioni importanti che indicano come i governi, che si sono succeduti in questi anni, abbiano sottovalutato l'importanza e le grandi potenzialità delle rinnovabili, che proprio dal 2013 hanno registrato un brusco rallentamento dovuto alla riduzione degli incentivi, portando le installazioni di eolico e solare a meno di 1 GW l'anno, contro i 5,9 GW installati nel triennio preso in considerazione”.

La posizione dell’associazione ambientalista sarda è quella di un nuovo appello all’Esecutivo Draghi “perché la crisi energetica che sta investendo l'Italia e l'Europa, che si traduce anche in un forte rincaro delle bollette, si può superare solo investendo davvero sulle fonti pulite, sull'efficienza, l'autoproduzione e l'innovazione tecnologica. Senza dimenticare il contributo che potrebbero dare i 7.600 MW di pompaggi esistenti che se sfruttati adeguatamente sarebbero in grado di accumulare fino a 20 TWh di energia l'anno, pari al 7% del contributo elettrico nazionale”.

L’Isola insomma potrebbe diventare “un laboratorio di sperimentazione delle politiche innovative della transizione energetica e un campo di applicazione degli obiettivi indicati dalle direttive europee e nazionali”.

Ma, “per poter raggiungere nel 2050 Zero Emissioni di CO2 con lo sviluppo delle FER, nelle dimensioni prefigurate dal Piano Piano Energia e Clima (PNIEC) per la Sardegna, non ci si può limitare alle valutazioni tecnologiche degli impianti; appare necessario anche studiare il contesto nel quale essi sono inseriti nel quadro della pianificazione espressa dal Piano Paesaggistico Regionale approvato nel 2006 in applicazione del Codice del Paesaggio.  Si configura così un nuovo concetto di paesaggio energetico caratterizzato da impianti inseriti nel territorio in maniera armonica, efficiente ed ecologica”.

La proposta è quella di “un approccio innovativo - dice Marta Battaglia, direttrice di Legambiente Sardegna - che costituisce una vera e propria sfida culturale e politica, in maniera da promuovere i paesaggi energetici quali valore aggiunto al territorio. Siamo impegnati in una partita difficile ma essenziale con l'obiettivo di dimostrare concretamente che la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi europei non solo non sacrificano, ma sostengono la creazione di lavoro, di impresa, di dotazione di ‘beni comuni’ (a patto naturalmente di avere una adeguata politica industriale). Va evidenziata la distanza che la giusta transizione energetica segna rispetto allo schema ben noto, anacronistico, in cui le comunità sono spettatrici o comprimarie in una partita globale che prescinde dalla dimensione locale, e in prospettiva non porta sviluppo durevole nei territori che occupa, e anzi li lascia socialmente e culturalmente ai margini, producendo ulteriore abbandono, spopolamento e desertificazione".

Ecco perché “la prospettiva obbligata per la Sardegna - aggiunge il responsabile Energia di Legambiente Sardegna, Vincenzo Tiana - riteniamo sia l'applicazione ancora più rigorosa del PNIEC Piano Nazionale Integrato Energia Clima. Il nuovo sistema produttivo esige di mettere al centro la valorizzazione delle risorse locali: sole, vento e paesaggio, anche per ridurre la dipendenza dei sistemi locali e non esporsi a ricatti geopolitici. Realizzare ulteriori 10.000 MW di rinnovabili al 2030 è un obiettivo perseguibile e necessario per rendere l'isola energeticamente indipendente".

(Unioneonline/s.s.)

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