Nonostante la crisi dovuta alla pandemia da coronavirus e i problemi legati alla guerra in corso tra Russia e Ucraina, con conseguente aumento dei costi di energia e materie prime, le aziende manifatturiere sarde continuano a creare movimento di mercato, opportunità e posti di lavoro.

Sono oltre 7mila quelle sul territorio regionale, e di queste 5.100 sono artigiane. Producono alimentari, bevande, tessili e abbigliamento, intagliano legno e sughero e trasformano prodotti chimici, in gomma, in metallo e pietra, mettendo insieme la manualità del lavoro autonomo con l’imprenditoria tecnologicamente più avanzata.

Il comparto impiega 29.460 addetti, di cui il 47,7% (14.052 posti) concentrato nelle imprese artigiane.

Il settore è stato al centro di una ricerca dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna.

A livello territoriale primeggia il nord (Sassari-Gallura) con 2.287 imprese, di cui 1.650 imprese artigiane, con 8.432 addetti di cui 4.416 operano nelle pmi. Seguono Cagliari con 1.555 imprese, 979 artigiane, con 8.158 dipendenti di cui 2.787 impiegati nelle imprese artigiane, poi il sud Sardegna con 1.309 imprese (1.000 artigiane) e 6.203 addetti (3.006 artigiani), ancora Nuoro (1.164 imprese con 908 artigiane) e Oristano (698 realtà di cui 563 artigiane).

“I dati – spiega Confartigianato - dicono anche come l’Italia sia il secondo Paese manifatturiero dell’Unione europea e primo per occupati nelle micro e piccole imprese della manifattura. Nel nostro Paese, infatti, operano 372mila imprese, di cui 232mila sono artigiane (72%), che danno lavoro a 3milioni e 700mila addetti, di cui quasi 900mila artigiani (il 47%).

Elementi che “rappresentano plasticamente la realtà e la forza di queste imprese, e interessanti perché dicono come, nell’ultimo decennio, queste realtà abbiano saputo rinnovarsi e innovarsi, diventando così più competitive e maggiormente capaci di sfruttare le novità della tecnologia – spiega Maria Amelia Nai, presidente di Confartigianato Sardegna – Ci ricordano anche come su queste attività si stiano per scaricare tutte le incognite e le difficoltà legate al conflitto nel centro Europa e ai meccanismi sanzionatori a carico della Russia”. “Per questo, c’è estrema urgenza, da parte del Governo, di interventi mirati al sistema delle micro, piccole e medie imprese – continua Lai - sul quale si sono già abbattuti rilevanti costi di approvvigionamento delle materie prime e del costo dell’energia”.

L’associazione sottolinea inoltre come sia “necessario rimettere l’impresa al centro delle politiche nazionali e regionali – commenta il segretario regionale Daniele Serra - ciò vuol dire valorizzare quel modello di micro e piccola imprenditoria che ne costituisce l’ossatura produttiva. Servono però interventi mirati a valorizzare la qualità della produzione Made in Sardegna e Made in Italy”.

(Unioneonline/s.s.)

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