Il quantitative easing si prepara a lasciare la scena dell'eurozona, ma non sparirà.

Lo ha precisato Mario Draghi, nella conferenza stampa dopo il Consiglio direttivo della Bce e l'annuncio che gli acquisti scenderanno ulteriormente nell'ultimo trimestre del 2018, passando dagli attuali 30 a 15 miliardi di euro al mese, per poi interrompersi con la fine dell'anno.

Il programma di acquisto di titoli di Stato, che dal 2015 sostiene la ripresa dell'area e il ritorno della sua inflazione verso l'obiettivo del 2%, rimarrà però nella "cassetta degli attrezzi" della Banca centrale europea, pronto per essere rispolverato in caso di necessità.

LE CONSEGUENZE SULLO SPREAD - Il paracadute dunque, è pronto a chiudersi anche per l'Italia, ma non dovrebbe avere effetti troppo pesanti, dicono gli analisti, anche perché la notizia era già stata preannunciata da tempo quindi è stata già assorbita dai mercati.

Lo dimostra la Borsa, che ieri ha chiuso in rialzo in tutte le principali piazze.

Certo, almeno in termini di spread, gli Stati saranno più "soli" senza il supporto della Bce: in Italia, la politica europea ha bloccato la speculazione sui titoli di Stato e permesso di far scendere lo spread Btp-Bund dai circa 350 punti del 2015 ai 130 del pre-elezioni.

Senza la Bce, l'Italia dovrà lavorare sulla fiducia degli investitori.

I TASSI SUI MUTUI - Per quanto riguarda le rate dei mutui, non ci saranno cambi immediati. Per i nuovi mutui a tasso fisso, le banche potranno decidere di avere un margine più elevato dal mese di settembre.

Per i tassi variabili, bisogna considerare che la normalizzazione della politica monetaria il prossimo anno spingerà i tassi euribor - attualmente negativi - almeno verso lo zero. Anche in quel caso potrebbero lievitare le rate, anche sui mutui già stipulati.

In ogni caso l'aumento dei tassi di interesse sarà lento e graduale.

(Unioneonline/D)

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