I sardi investono sempre di più in depositi bancari e postali. Così come in titoli, azioni e quote di fondi comuni, nonché in riserve assicurative e previdenziali. In dieci anni il valore di questa attività finanziaria, che concorre a determinare la ricchezza delle famiglie, è passato da 53,9 miliardi e 72,3. Il dato è contenuto nel report che Bankitalia pubblica ogni anno. L'analisi riguarda il decennio 2011-2021 e rappresenta la fotografia più aggiornata su come i sardi utilizzino i propri risparmi. La ricchezza delle famiglie è data da soldi e beni al netto dell'indebitamento. Nell'Isola, in coincidenza con la pandemia, c'è stata una vera e propria esplosione delle attività finanziarie. Sino al 2019, i sardi avevano deciso di mettere a frutto 64,4 miliardi. Nel giro di dodici mesi si sono raggiunti i 68,8 miliardi, per poi arrivare a 72,3 nel 2021. Significa che in soli due anni le famiglie dell'Isola hanno investito qualcosa come 7,9 miliardi di euro.

Mai prima dell'emergenza Covid l'attività finanziaria dei sardi era stata così alta. Il trend degli investimenti seguiva più che altro un andamento lento. A tratti minimo, tranne rare eccezioni. Quindi: 53,9 miliardi nel 2011; 56,2 nel 2012; 57,8 nel 2013; 59,1 nel 2014; 60,9 nel 2015; 61 nel 2016; 62,5 nel 2017. Nel 2018 c'è stata una leggera contrazione a 60,8 miliardi. Rispetto alla media nazionale, però, l'Isola è in ritardo, malgrado l'impennata. Il passaggio dai 53,9 miliardi del 2011 ai 72,3 del 2021 rappresenta «un valore cresciuto di oltre un terzo, ma in misura inferiore rispetto a quanto osservato nel Paese», dove l'aumento ha toccato il «41 per cento», si legge nel report di Bankitalia. Nel dettaglio del gradimento, i depositi bancari e postali risultano essere la forma di risparmio preferita dai sardi, insieme a biglietti e monete (42,7%). Questa voce è passata in un decennio da 23,2 miliardi e 30,9. Titoli, azioni e partecipazioni di fondi comuni sono invece la seconda scelta (31,8%): in numeri assoluti, dai 19,8 miliardi del 2011 si è arrivati ai 23 nel 2021. All'interno di questa tipologia di investimento, gli analisti segnalano il grosso balzo in avanti fatto in Sardegna «dalle diverse componenti del risparmio gestito – è scritto ancora nel report di Bankitalia -: l'incidenza delle riserve assicurative e previdenziali, unitamente ai fondi comuni, è salita di 11 punti percentuali, al 33 per cento, mentre quella dei titoli obbligazionari si è notevolmente ridotta».

Attualmente la ricchezza dei sardi è stimata da Bankitalia in 226,8 miliardi di euro, pari a una crescita del 9,2 per cento in dieci anni. Il grosso di questo benessere è determinato dai beni immobiliari, visto che nel nostro Paese comprare casa è un traguardo culturale prima ancora che economico. Basti pensare che in Italia la percentuale di famiglie che vive in un'abitazione di proprietà è vicina all'80 per cento contro il 60 della Germania e addirittura il 42 della Francia. Gli acquisti delle abitazioni rientrano nella cosiddetta attività reale: nell'Isola però questo valore non ha conosciuto picchi nel decennio in esame, perché «al lieve aumento del valore delle case si è contrapposta una diminuzione di quello dei fabbricati non residenziali». Sugli immobili, i sardi avevano investito 138,8 miliardi nel 2011; trascorsi dieci anni, la quota raggiunta risulta poco superiore, a 139,5.

Bankitalia, su tutto, annota due elementi. Il primo riguarda l'impatto che i depositi e il risparmio gestito hanno avuto sul benessere delle famiglie, la cui crescita «è riconducibile principalmente al forte aumento di valore delle attività finanziarie, arrivate nel 2021 a rappresentare il 29,1 per cento della ricchezza lorda». Lo stesso valore, dieci anni prima, incideva per il 23,7 per cento. Quanto ai beni immobiliari, ovvero la componente reale della ricchezza, Bankitalia mette in evidenza la crescita lenta e parla di una dinamica che «ha complessivamente ristagnato, anche per la flessione dei prezzi degli immobili». Quindi la scarsa convenienza a vendere. E se sulle attività finanziarie i sardi sono in leggero ritardo rispetto alla media nazionale, sulla ricchezza complessiva le famiglie dell'Isola viaggiano in positivo: 9,2 di aumento percentuale contro l'8,4 che si è registrato nel resto del Paese. Nel dettaglio dell'andamento per anno, questi i numeri: tra 2011 e 2013 si è registrata un'impennata, col valore della ricchezza corrente passato da 207,7 miliardi a 216,9. Poi la leggera flessione nel 2014, a 216,1. Nel 2015 il valore era a 217,7. Ancora una discesa nel 2016, a 217,4 miliardi. Nel 2017 la ricchezza si fermava a 219,3, per poi abbassarsi di nuovo nel 2018 a 217,3. «Infine un ulteriore incremento nell'ultimo triennio»: 220,5 miliardi nel 2019; 224,2 nel 2020 e 226,8 nel 2021.

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