Nessun incontro ufficiale in agenda e nessuna apertura formale ad una trattativa da parte di ArcelorMittal.

È stallo nella trattativa sulla ex Ilva, con il governo pronto - se la multinazionale non dovesse ammorbidire le sue condizioni - alla guerra legale.

Al momento è stallo. Conte, contestato a Taranto, ci ha messo la faccia: ha partecipato all'assemblea dei lavoratori, ha parlato con loro e con gli ambientalisti che vogliono la chiusura dello stabilimento, con i comitati civici e i rappresentanti istituzionali.

"Non vendo fumo, non faccio il fenomeno e non ho la soluzione in tasca - ha detto - ma non vi abbandonerò".

Il premier incontrerà il patron di ArcelorMittal Lakshmi Mittal a inizio settimana, anche se non è stata ancora fissata una data.

Due, al momento, le ipotesi percorribili secondo la maggioranza: un maxi sconto sul prezzo che la multinazionale paga per l'affitto e una trattativa per ridurre gli esuberi. In subordine, la guerra legale a cui Conte e la maggioranza si stanno preparando.

"Non permetteremo che l'azienda vada via", ha tuonato Luigi Di Maio, che ha attaccato la Lega che, secondo notizie di stampa, ha investito 300mila euro in bond di ArcelorMittal: "Loro sono amici delle multinazionali, noi tuteliamo lavoratori e salute", ha detto il ministro degli Esteri da Berlino.

I margini per trattare sono strettissimi, tanto che tra alcuni pentastellati viene ventilata la vecchia idea della chiusura della fabbrica, un vecchio cavallo di battaglia del M5S di lotta. D'altronde in molti lo hanno chiesto al premier quando è stato a Taranto.

E sullo sfondo si apre la feroce polemica tra Confindustria e sindacati. "Mantenere i livelli di occupazione con questa crisi è un errore", sottolinea Vincenzo Boccia. "Parole senza senso, c'è un accordo da rispettare", replica Maurizio Landini.

(Unioneonline/L)

CONTE A TARANTO

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