Lo spedirono senza troppi convenevoli a Mamone, colonia penale ai confini di Bitti e Onanì, a due passi dal Mont’Albo, regno incontrastato dei banditi più navigati. In quegli anni, poco dopo il secondo dopoguerra, in Sardegna non era raro finirci. Ogni motivo era buono, dal semplice sconfinamento del pascolo all’estremo sacrificio di un nemico. Giovanni Battista Liandru, più noto come Liandru, non possedeva terra, era nato povero e consumava la sua giovinezza come servo pastore nel Supramonte. Una mattina il suo sguardo cadde su di una cavalla lasciata sola al libero pascolo. La rubò. Non era esperto, né di furti, né di cavalli. Lo arrestarono dopo qualche ora. Condannato a 4 anni di reclusione lo sbatterono nella colonia di Mamone, a due passi dal ventosissimo Piano D’Ertilia e Terenass, sui monti di Bitti. Non vi rimase a lungo, il 28 giugno del 1944 evase.

Liandru & s’accaramentu

Racconta Liandru: «Fuggii da Mamone, dove ero detenuto, durante un bombardamento e tornai nel Supramonte. Ero di nuovo un latitante. Di nuovo misero, affamato e ricercato. E poiché la giustizia di Stato mi aveva mal giudicato mi rivolsi a quella della mia terra, alle leggi del codice antico barbaricino. Volli “s’accaramentu”, il confronto diretto con il mio rivale, di fronte agli avvocati suoi e ai saggi del paese. Io dissi le mie ragioni, il rivale le sue. I savi del paese ascoltarono. Poi si ritirarono a decidere. Poi mi dissero “siediti dove vuoi”, ed era la sentenza di assoluzione». Andreas Bjorn Chollet, tedesco di Paderborn, ai confini tra la Renania settentrionale e la Vestfalia orientale, rappresentante legale dell’eolica società Wpd, non conosce niente di Bitti, ignora la colonia di Mamone e non ha mai sentito parlare dell’antico codice barbaricino. Di Barbagia, di Bitti e Terenass, il promontorio sopra la colonia di Mamone, non sa niente nemmeno Josef Gostner, più austriaco che bolzanino, più tedesco che italiano, amministratore delegato dell’eolica Green Energy Sardegna 2. Ignora, anche lui, il codice barbaricino. I due, Chollet e Gostner, nemici giurati sulle vette della Barbagia, non hanno seguito l’esempio di Liandru.

Rispediti sulle Alpi

Non hanno, nessuno dei due, chiesto ai saggi del paese “s’accaramentu”, una sorta di chiarimento della verità e del buon senso. Se lo avessero fatto, probabilmente, l’unico punto d’incontro sarebbe stato quello del ritorno di entrambi nelle vette austro-tedesche, dove, oltre al vento, soffia freddo e ghiaccio. Tutte e due, infatti, senza averne alcun diritto, pensano di occupare le vette di Bitti, proprio intorno alla Colonia di Mamone, con l’unico intento di devastarle con pale ciclopiche da 228 metri d’altezza e far soldi a palate sul vento di Sardegna. Non hanno scelto “s’accaramentu”, ma la strada della faida del vento. Tra la multinazionale tedesca Wpd e l’incrocio italo-austro-tedesco, con sede a Bolzano, della Green Energy Sardegna 2, una società con il nome dell’Isola, usurpato sull’altare degli affari del vento, la contesa è diventata guerra.

Sconfinamento

La storia è quella di uno sconfinamento ciclopico in terra sarda, con l’invasione eolica messa in campo da multinazionali di ogni genere, tutte protese a mettere le mani sui promontori più ventosi di Bitti e dintorni. Su quel paesaggio del “vento furioso” raccontato da Grazia Deledda si sta consumando non solo un assalto senza precedenti con ben 5 parchi eolici già presentati al Ministero dell’ambiente, ma una vera e propria guerra senza esclusione di colpi per la contesa di piazzole e pale, di strade e sentieri. A darsele di santa ragione, con tanto di carteggio bollato, sono due delle cinque società che stanno tentando di mettere le mani sul vento di Barbagia. Le carte in nostro possesso non lasciano margini: tedeschi e bolzanini, tutti in salsa tedesca, hanno presentato in tempi diversi due progetti di parchi eolici che, guarda caso, sono ubicati proprio negli stessi identici punti. Una vera e propria sovrapposizione.

Una pala sopra l’altra

Una sorta di pala eolica sopra l’altra. Un carteggio imbarazzante sul quale è ormai sconfinato lo scontro per conquistare il via libera della Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero diventato della Transizione ecologica. Se la questione non fosse drammaticamente seria, gli argomenti messi in campo dai due contendenti sfocerebbero miseramente nel ridicolo. Multinazionali “sfondate” dal denaro eolico e dagli affari che litigano come due comari alle prese con i confini della roba stesa nei giardini. Roba da non credere. In ballo centinaia di milioni di euro e soprattutto un abuso vero, quello di questi signori venuti dalle Alpi austro-tedesche per tentare di mettere le mani su un territorio unico e irripetibile, con un paesaggio esclusivo e selvaggio. Eppure, nonostante i signori del vento facciano i conti senza l’opinione totalmente contraria delle comunità locali, lo scontro ha raggiunto livelli disarmanti. Gli atti sono tutti segregati nel carteggio autorizzativo del Ministero. Le missive legali sono al fulmicotone. La contesa è tutta su chi ha, teoricamente, messo per primo le mani su quelle vette. Al protocollo del dicastero ambientale arriva prima la società dei fratelli Josef, Thomas ed Ernst Gostner. Loro, con la holding eolica di famiglia Fri-el. Una società, la Green Energy Sardegna 2, che si dichiara nominalmente sarda, ma che risulta registrata al numero tre della Piazza del Grano nel centro di Bolzano, attaccata all’Alpen Bank. Il progetto sardo di parco eolico lo presentano in piena estate. Il nome è eloquente: “Bitti-Terenass”, montagne di Barbagia.

Il blitz d’agosto

E’ il 3 agosto del 2020. In teoria conquistano il diritto di primogenitura. Nel vento chi prima arriva meglio alloggia. In teoria, dunque, anticipano i tedeschi della Wpd che il progetto sulle stesse aree, con vistose interferenze, pala sopra pala, lo presenteranno il 30 ottobre, tre mesi dopo il progetto dei signori di Bolzano. Parlano tutti il tedesco ma non si capiscono. Scoppia la faida eolica di Bitti. Niente fioretto, subito sciabola. A sfoderarla con argomentazioni da spionaggio industriale è Andreas Bjorn Chollet. L’accusa è quasi di plagio. Come dire, la Wpd ha pensato prima di altri a quell’invasione eolica. I primi passi risalirebbero al primo ottobre del 2018 con la richiesta a Terna, il braccio statale della trasmissione elettrica, la connessione per un impianto di generazione elettrica da fonte rinnovabile eolica da 50,4 megawatt. Il carteggio si fa succulento.

I bischeri del vento

Ad aprile del 2020 i signori del vento, tedeschi e bolzanini, si parlano, per telefono. Nella missiva tedesca emergono passaggi da novelli pellegrini: «La società Wpd Piano d’Ertilia ha contattato diverse volte telefonicamente, dal mese di aprile 2020 al luglio 2020, la società Green Energy Sardegna 2 (quella dei fratelli Gostner) per la condivisione della sottostazione di connessione di Buddusò». La confessione successiva è da bischeri del vento. I tedeschi dichiarano apertamente: «Alla Green Energy Sardegna 2 abbiamo anticipato che da lì a qualche mese avremo presentato la richiesta di istanza al Ministero per la Valutazione d’Impatto Ambientale comunicando anche la zona di sviluppo del parco eolico». Come se un cercatore d’oro avesse individuato un filone aurifero e cercasse di condividere la strada con un passante, svelandogli, però, anche le coordinante del giacimento. Nella comunicazione al ministero emerge palesemente il convincimento dei “crucchi” di essere stati beffati proprio dai bolzanini. E lo dichiarano apertamente al ministero: «Considerato che alcune aree di sviluppo della società Wpd erano in interferenza con quelle della Green Energy Sardegna 2, quest’ultima si è affrettata a presentare l’istanza di valutazione al Ministero nonostante fosse incompleta delle opere di potenziamento e rifacimento della linea elettrica “Chilivani-Buddusò-Siniscola”.

Soffiato il vento

Dunque, l’accusa, nemmeno tanto velata, è chiara: ci hanno “soffiato” quelle aree. Quell’affermazione, secondo la quale la società di Bolzano «si è affrettata» a presentare il progetto, è uno j’accuse senza mezze misure. Alla vigilia di questo inferno d’agosto, il 27 luglio 2021, dopo mesi di scontri senza precedenti, i tedeschi hanno chiesto al ministero di «prescrivere (imporre) alla Green Energy lo spostamento delle turbine interferenti col nostro parco eolico in quanto la società di Bolzano ha presentato un progetto incompleto delle opere connesse riguardanti la connessione dell’impianto con la rete Terna con l’unico intento di acquisire una precedenza nei confronti della società Wpd per il Piano d’Ertilia». Non è dato sapere cosa deciderà il ministero, ma è certo che tutti stanno facendo i conti in casa d’altri. Tedeschi, bolzanini e non solo vorrebbero imporre in terra di Barbagia le loro ciclopiche pale eoliche in cambio di devastazione ambientale e paesaggistica. L’antico codice barbaricino, invocato da Liandru per “s’accaramentu” dopo la fuga da Mamone, non avrebbe lasciato scampo ai signori del vento. I saggi del paese avrebbero già deciso: fuori dalla Barbagia chi sconfina e specula sulle nostre terre.

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