La scusa è un attacco hacker al cuore informatico del Ministero della Transizione Ecologica. Roberto Cingolani, il fisico chiamato da Draghi per passare dal petrolio al vento, parla apertamente di “minacce esterne”. Le comunicazioni ufficiali raccontano di un’incursione, pare russa, ai server che dal sei aprile scorso rende inaccessibile uno dei pochi spazi di trasparenza amministrativa dello Stato, quello della Commissione di Valutazione Ambientale. Il fisico della Transizione Ecologica lo racconta come se il peggio fosse scongiurato: “Per prudenza abbiamo dovuto sospendere il funzionamento dei sistemi informatici del ministero”. Peccato che di progetti eolici a mare e a terra, quelli soggetti a valutazione d’impatto ambientale e di competenza della neonata Commissione tecnica per i progetti del Pnrr, in quel che resta di quel sito non c’è alcuna traccia.

Oscurantismo ecologico

Dalla trasparenza all’oscurantismo ecologico, come a nascondere un vero e proprio assalto all’arma bianca alle coste della Sardegna. Per scardinare casseforti ministeriali e server “contaminati” devi affidarti alle vie brevi. Il passaparola è carsico, scorre sotterraneo in mezzo al mare e affiora solo con mezze ammissioni. In realtà fa bene il Ministro della Transizione Ecologica a mantenere il sito del dicastero borderline, tra il silenzio e l’inaccessibilità, tra hacker e progetti da segregare nel sottobosco delle procedure. Se funzionasse si verrebbe a sapere dell’imponente abbuffata di pale eoliche che si sta per riversare, con il silenzio complice di istituzioni e non solo, in mezzo al mare della Sardegna. Un vero e proprio assalto all’arma bianca, senza pudore e senza ritegno. Con gli uffici del Ministero mai tanto efficienti nel sollecitare a Capitanerie e uffici vari, pareri e osservazioni, per chiudere nel più breve tempo possibile l’iter per circondare la Sardegna di pale eoliche da est a ovest. La mappa che pubblichiamo è la fotografia dell’ultima infornata di progetti presentati, nell’interregno degli informatici di Putin, al Ministero di Cingolani. Un quadro che si “arricchisce” di nuovi giganteschi assalti eolici che, dalla costa del Sulcis, ancora davanti a Carloforte, e nel Golfo degli Angeli, rendono sempre più chiaro l’effetto accerchiamento per un tratto di mare che va dal Pan di Zucchero di Nebida per finire nel cuore della rada di Cagliari, passando davanti alla Penisola Delta del Poligono militare di Teulada e al Forte Village di Santa Margherita di Pula. L’ultimo progetto in ordine di tempo è marchiato Vestas, una tra le più potenti produttrici di pale eoliche al mondo.

Assalto danese al Sulcis

All’anagrafe societaria in salsa romana è registrata come Thalassa Wind srl, ma il capitale versato, appena dieci mila euro, è tutto di Wind Power Development, una società di diritto danese, registrata nell’estrema Europa, nella cittadina di Aarthus in Danimarca. Peccato che in quell’incrocio societario tutto sia riconducibile proprio alla sede della multinazionale del vento. In quegli stessi uffici, infatti, ha sede la Vestas Wind Systems, il colosso che produce, guarda caso, quelle ciclopiche pale eoliche che vorrebbero piazzare questa volta proprio davanti a Carloforte, l’ennesimo assalto al mare dell’Isola di San Pietro. I documenti in nostro possesso hanno un numero di protocollo che inchioda la presentazione del progetto alla Capitaneria di porto di Cagliari, è il 16 marzo del 2022. La data di costituzione della società candidatasi a occupare il paradiso marino di Carloforte è del 25 novembre del 2021.

Tutto in 4 mesi

In pratica in meno di 4 mesi questa neonata compagine eolica si è costituita, ha ideato e pure presentato un progetto da ben 525 megawatt, una potenza analoga a quella della centrale di Portovesme, quella che il Ministro Cingolani vorrebbe far chiudere entro il 2025. Trentacinque gigantesche pale eoliche piazzate a due passi dalla punta estrema di Carloforte, ognuna alta quasi 300 metri con un raggio rotante di ben 118 metri, ognuna con una potenza di 15 megawatt, 5 volte quella delle pale terrestri. Nelle carte si sostiene che quelle lame rotanti, piazzate sulla rotta dei tonni, produrranno energia per 550.000 famiglie.

Vento per 6 milioni di ab.

Se valesse quel ragionamento si potrebbe dire che questi signori, compresi gli altri otto progetti nella mappa dell’eolico offshore che pubblichiamo, puntano a produrre tutti insieme energia per oltre 6 milioni di abitanti, dimenticandosi che la Sardegna ne ha appena un milione e 650 mila. La realtà è che l’assalto alle coste dell’Isola è tutto funzionale ad alimentare con il vento che batte sulla Sardegna il Tyrrhenian link, il cavo-guinzaglio che Terna vuole realizzare per collegare la Sardegna con la Sicilia e la Campania, trasformando definitivamente l’Isola in una vera e propria colonia energetica.

Lo sbarco di Toto

Ma se davanti alle coste del Sulcis sbarcano gli stranieri, sul Golfo di Cagliari si affaccia un nuovo assalto tutto italiano, questa volta marchiato da Med Wind Italia srl, che tradotto significa Renexia, il gruppo energetico di Carlo Toto, il vulcanico imprenditore delle autostrade laziali e abruzzesi, di Air One e di Alitalia, formato “capitani coraggiosi”. Negli uffici del Ministero e della Capitaneria sanno tutti di un progetto annunciato, e secondo alcuni già presentato, per piazzare nel Golfo degli Angeli il più imponente degli assalti eolici mai messi in campo in Sardegna, in Italia, ma non solo. I dati nessuno li pronuncia, te li scrivono in un foglietto da cestinare all’istante. L’invasione di Toto andrebbe ad affiancarsi, anzi, quasi a sovrapporsi, a quella di Nora Ventu, la società prima della Falck e poi degli americani della J.P. Morgan, che vuole realizzare i suoi due parchi eolici davanti a Villasimius e a Domus de Maria e Pula. Questa volta, però, i numeri sono da capogiro: si tratterebbe di due campi eolici da 100 pale complessive, con uno da 555 megawatt e uno da 825, in pratica 1.380 megawatt, un quantitativo che supera da solo l’intero ammontare di energia eolica prodotta a terra. Da solo questo impianto, secondo, i calcoli in voga tra i propinatori di pale eoliche dovrebbe servire una popolazione di un milione e mezzo di abitanti. È fin troppo evidente che anche questi due impianti si collocano nella logica di esportare il vento dell’Isola oltre Tirreno, lasciando la Sardegna con il mare devastato e l’energia appesa ad un cavo. A tutto questo si aggiunge l’impatto sulle rotte di navigazione, sulla sicurezza in mare, sull’impatto ambientale e naturalistico. Gli uffici di Stato, si sa, devono obbedire agli ordini dall’alto e sarà difficile che rappresentino la situazione così come l’evidenza dimostra. È possibile che qualcuno cercherà di assumersi le proprie responsabilità, pur di non dispiacere i vertici ministeriali, ma qualche crepa già si intravvede.

Bombe e petroliere

In una nota della Capitaneria di Porto inviata al Ministero per il progetto di Repower, si legge: la zona è «interessata da un notevole flusso di navi da pesca e navi mercantili dirette nel sorgitore di Cagliari e nei terminali petroliferi di Sarroch nonché in transito nel Mar Mediterraneo (dati al momento rilevati dai sistemi AIS di bordo)». C’è di più: il posizionamento del cavo sottomarino, nel Comune di Sarroch, lo stesso attraversa un’area di ancoraggio (denominata “Echo”) attualmente destinata ed utilizzata dalle navi che approdano nei terminali petroliferi di Sarroch. Inoltre, lo specchio acqueo richiesto dista circa 9 miglia nautiche dal limite esterno di un’area di interdizione temporanea per lo svolgimento delle attività militari addestrative presso il poligono militare di Capo Teulada». Come dire: vi siete dimenticati che lì si sparano bombe e si ormeggiano petroliere.

 (1.continua)

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