Le altre regioni d'Italia abbandoneranno il carbone inquinante a partire dal 31 dicembre 2025, mentre l'Isola resta ancorata ai combustibili fossili perché non ha il metano (unica nel Paese), è priva di un sistema di produzione certo e forte. Dunque il phase out – ha detto il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – avverrà (se tutto va bene) «tra il 2026 e il 2028». 

I sindacati premevano perché il Dpcm venisse firmato prima delle elezioni. Il timore era che, dopo tanti ritardi, con il cambio alla guida della Regione la partita ricominciasse. Ma il decreto non è arrivato al traguardo e i segretari di Cgil e Filctem Fausto Durante e Francesco Garau sono stati durissimi: «Non c'è stato il dovuto impegno né probabilmente la volontà di colmare il divario che separa la Sardegna, unica regione d'Italia e d'Europa a non disporre della fonte metano, dal resto d'Italia. Il piano di metanizzazione è stato sostanzialmente boicottato».

Interviene la neo governatrice Alessandra Todde: «Quando sarò insediata ufficialmente, convocherò tutte le parti al tavolo perché il tema energetico è una priorità assoluta per i sardi e la Sardegna». 

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