Twitter dice “sì” a Elon Musk. In un radicale voltafaccia il consiglio di amministrazione della società ha accettato l'offerta dal valore di 44 miliardi di dollari del patron di Tesla, in quello che è uno dei maggiori leverage buyout, acquisto anche attraverso il debito, di una società quotata.

Con l'accordo, che dovrebbe chiudersi entro il 2022, Twitter si appresta a lasciare Wall Street diventando così una società privata interamente controllata dal miliardario visionario.

Con l'acquisizione di Twitter, l'uomo più ricco del mondo mette le mani su uno dei social più influenti promettendo di farne la piattaforma della libertà di parola per eccellenza. Una piattaforma in cui molti repubblicani sperano di poter ritrovare presto Donald Trump, cacciato dopo l'assalto al Congresso del 6 gennaio. Il tycoon, nel frattempo, sta però già pagando un conto salato per l'acquisizione di Twitter: il suo social Truth, con il suo pubblico limitato e alle prese con una fuga di manager, affonda a Wall Street e rischia di scomparire.

Il controllo di Twitter da parte di Musk, che si auto-definisce "assolutista della libertà di parola", agita molti osservatori. C'è chi teme che con il patron di Tesla al comando Twitter possa diventare una "arena di odio”. E altri sono convinti che la sua crociata “anti-censura” non risolverà i problemi che flagellano il social da anni.

Elon Musk non ha ancora chiarito nel dettaglio cosa farà con Twitter. Al di là di voler procedere al delisting della società, il patron di Tesla non ha ancora svelato le sue mosse limitandosi a dire che Twitter ha bisogno di essere "trasformata" e che dovrebbe basarsi su un algoritmo open-source. A quale tipo di leadership intende ispirarsi non è chiaro, anche se negli ultimi tweet sembra lasciar trapelare che il suo modello non sarà Bill Gates.

Il fondatore di Microsoft è infatti di recente finito nel mirino di Musk che lo ha preso in giro per aver scommesso contro Tesla dipingendosi allo stesso tempo paladino della lotta al cambiamento climatico. Si interrogano sull'impatto che Musk avrà sulla società anche i dipendenti di Twitter, preoccupati dalla volontà del miliardario-visionario di voler smantellare le politiche di moderazione dei contenuti e, soprattutto, di voler procedere con il delisting della società di fatto sottraendola ai riflettori pubblici e tenendo per sè le decisioni su come procedere.

La frustrazione dei dipendenti emerge chiaramente nelle chat private, dove si lamenta il silenzio dei vertici che li hanno lasciati all'oscuro di tutto.

Musk è riuscito, dunque, a convincere gli azionisti della bontà della sua offerta da 54,20 dollari per azione, un livello - ha spiegato nel corso di una girandola di incontri - che il management di Twitter da solo non riuscirà mai a raggiungere.

Con parte degli investitori dalla sua parte e soprattutto una maggiore chiarezza sui finanziamenti per l'operazione - ha raccolto 46,5 miliardi di dollari di impegni per la transazione - Musk ha ammorbidito la posizione del consiglio di amministrazione, inizialmente contrario all'acquisizione tanto da approvare una poison pill anti-scalata.

I ripetuti contatti degli ultimi giorni con i componenti del cda hanno poi rimosso gli ultimi ostacoli spianando la strada all'intesa, con la quale Musk pare pronto a rivoluzionare il settore dei social così come ha fatto con l'industria automobilistica.

Nel frattempo il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha già lanciato le prime frecciate, insinuando che ora che Elon Musk ha acquistato Twitter la Cina abbia acquisito una sfera di influenza.

"Domanda interessante. Forse che il governo cinese ha appena guadagnato un po' di influenza sulla piazza del paese?", ha twittato Bezos in risposta a un giornalista del New York Times che aveva messo in evidenza che Tesla dipende dalla Cina per il suo grande mercato e le batterie al litio.

(Unioneonline/v.l.)

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