“Abolire l’obbligo per le imprese di possedere un’attestazione SOA per operare nel mercato dei bonus edilizi”. È questo ciò che, attraverso una lettera, Confartigianato Imprese Sardegna ha chiesto ai Parlamentari sardi per ribadire l’allarme per le continue modifiche alle norme sugli incentivi in edilizia che rischiano di bloccare definitivamente i lavori di riqualificazione degli edifici e di tagliare fuori dal mercato oltre il 90% delle imprese.
A complicare un quadro legislativo già intricato, poche settimane fa è arrivata la norma del decreto legge “Taglia prezzi” che impone, anche per le imprese che operano in subappalto, il possesso delle attestazioni SOA, e cioè l’attestazione di qualificazione per la partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di appalti pubblici di lavori, per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di importo superiore ai 516mila euro.
I RISCHI – “Se la norma sarà approvata, entrerà in vigore fra otto mesi ma consentirà di lavorare solo a chi lavora già”, commenta Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna. "Se teniamo conto che su 28mila imprese edili sarde, meno di 2.300 hanno l’attestazione SOA – prosegue Lai – incluse quelle del restauro, possiamo capire il danno che si sta per fare al mercato. E se teniamo conto che l’importo medio dei lavori nei condomini in Sardegna è di 849mila euro, il rischio gravissimo è che tutte le imprese, artigiane e non, che oggi lavorano con le ristrutturazioni con lavori oltre la soglia saranno impossibilitate a lavorare”.

“Il paradosso – continua Lai – è che invece di agevolare l’iter dei bonus, soprattutto il superbonus 110%, per imprese e cittadini già alle prese con un coacervo di rincari, burocrazia e difficoltà nelle cessioni del credito, il Governo tira fuori l’ennesimo ‘coniglio dal cilindro’ che penalizza ulteriormente tutto il comparto, con ovvie ripercussioni sui clienti e filiera”.

L’organizzazione artigiana ricorda come l’accesso ai bonus edilizi sia già subordinato a una serie di controlli molto stringenti e, per contrastare efficacemente il fenomeno delle imprese “fantasma”, servano piuttosto serie verifiche dei requisiti di accesso al mercato, come l’auspicata legge di regolamentazione del settore edile, e strumenti già operativi come il DURC, la congruità e l’intensificazione dei controlli.
LA STRETTA – “A mettere in crisi il mercato delle riqualificazioni edilizie – rimarca Giacomo Meloni, Presidente degli Edili di Confartigianato Sardegna - è anche il blocco del sistema della cessione dei crediti a causa della stretta adottata dalla maggior parte delle banche e degli intermediari finanziari; da mesi continuiamo a ricevere chiamate da aziende bloccate dalla cessione dei crediti”. “Non bastava questa ‘tegola’ – continua Meloni - adesso arriva anche questa nuova possibile situazione che sta facendo pensare a tanti professionisti e tecnici, amministratori di condominio e clienti di revocare gli incarichi già assegnati alle ditte sprovviste di Soa per mettersi al riparo dall'ennesimo cambio di normativa e, così, tutelarsi dalla possibile scarsità di aziende che da gennaio potrebbero essere in grado di fare i lavori perché dotate di attestazioni”.

“Il risultato di questa continua e inarrestabile stretta – rimarca il presidente degli edili – è che le imprese non riescono a recuperare i crediti presenti nei propri cassetti fiscali per lavori già eseguiti e non possono pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi. Così il settore è sull’orlo del precipizio, si moltiplicano i casi di fallimento che potrebbero coinvolgere migliaia di imprese in tutta l’Isola, e centinaia di migliaia in tutto il resto del Paese”.
I NUMERI – Secondo i dati rilasciati da Enea sull’utilizzo del Superbonus 110% e relativi al 31 maggio, in Sardegna le asseverazioni sono state complessivamente 5.952 per un totale di investimenti pari a 1miliardo e 39 milioni di euro e investimenti di lavori conclusi pari a 708 milioni di euro. I condomini registrano 449 asseverazioni per 381 milioni di detrazioni (investimento medio di 849mila euro), per le unifamiliari le asseverazioni sono 3.959 per 483 milioni di investimenti (investimento medio 122mila), mentre per le case indipendenti le asseverazioni sono 1.544 per 174 milioni di investimenti (investimento medio 122mila).

(Unioneonline/v.l.)

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