Due anni di guerra in Ucraina hanno fatto crollare l’export sardo, che ha perso 24 milioni di euro, e il turismo dei russi nell’Isola, diminuiti di 80mila unità.

Secondo le rilevazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna in questi 24 mesi l’export delle piccole imprese dell’Isola – alimentari, abbigliamento, articoli in pelle, macchinari e attrezzature, tessile, mobili, legno e sughero, stampati ma anche prodotti chimici e di raffinazione - è crollato di 24 milioni: 22 verso la Russia, 2 verso l’Ucraina.

È solo una delle tante conseguenze del conflitto, che ha avuto effetti negativi anche su 30mila imprese sarde e 95mila addetti, per via dei rincari delle materie prime: energia, carburanti, grano e alluminio.
Poi c’è l’effetto negativo sul turismo: dal 2022, spiega Confartigianato, 80mila russi sono letteralmente “scomparsi” da hotel, aeroporti, ristoranti e spiagge della Sardegna. Parliamo di circa 400mila presenze in meno nella Regione d’Italia in cui la spesa dei turisti russi, in rapporto all’economia del territorio, era più elevata.
Rispetto a due anni fa, sottolineano presidente e segretario di Confartigianato Sardegna Fabio Mereu e Daniele Serra, «le imprese sarde stanno assorbendo lo shock e la bolla dei prezzi energetici si sta sgonfiando lentamente».

«Non possiamo fare molto per le crisi internazionali – spiegano – ma è necessario attrezzarsi per avere delle soluzioni alternative. Serve una svolta nelle politiche ambientali ed energetiche per ridurre i costi a carico delle aziende sarde che, nell’ultimo anno, hanno speso il 60% in più per l’elettricità e il 31,7% in più per il gas rispetto alla media dei competitor dell’Eurozona».
(Unioneonline/L)

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