Dl sicurezza e canapa, Lai (Pd): «Per la Sardegna un danno da 1,5 milioni l’anno»
Per il deputato dem sono a rischio 500 ettari di coltivazioni e centinaia di posti di lavoroPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un «danno certo» per la Sardegna, che rischia di perdere oltre 500 ettari di coltivazioni e centinaia di posti di lavoro. È l’effetto che potrebbe avere, secondo Silvio Lai, parlamentare sardo del Partito Democratico e membro della Commissione Bilancio alla Camera, l’approvazione del decreto sicurezza, che prevede lo stop alla coltivazione e trasformazione delle infiorescenze di canapa. Una misura che, secondo Lai, metterebbe fine a un’intera filiera agricola nell’isola: «Verrebbe cancellata – afferma – una coltura storica e radicata in Sardegna sin dal Medioevo, consolidatasi nel XIX secolo».
Il parlamentare denuncia che le nuove disposizioni, con il divieto di coltivazione, produzione, trasformazione e vendita delle infiorescenze di canapa, colpirebbero un comparto produttivo che impiega già oggi oltre 300 persone, tra agricoltori, cooperative e aziende di trasformazione. «Si tratta di una filiera virtuosa e sostenibile – sottolinea – che rappresenta un pilastro per molte comunità rurali e un’alternativa ecologica alle colture intensive». Il rischio, secondo Lai, è che «con un colpo di penna» vengano cancellati anni di investimenti e progetti di riconversione agricola, danneggiando un settore che offriva un’opportunità concreta contro il declino delle aree interne e la disoccupazione giovanile.
Le stime delle associazioni di categoria parlano di un danno economico potenziale superiore a 1,5 milioni di euro l’anno, tra mancati ricavi e investimenti perduti. Inoltre, sottolinea Lai, mentre in Italia si blocca una filiera agricola legittima, la canapa continuerà ad arrivare dagli altri Paesi europei, dove le normative sono più moderne e favorevoli alla coltivazione: «Si crea solo un danno competitivo ai produttori italiani, senza alcun beneficio per la sicurezza». Infine, il deputato dem preannuncia una possibile contestazione legale presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea: «La norma colpisce in modo sproporzionato un’attività agricola legittima, violando i principi comunitari sulla libera circolazione delle merci e sulla proporzionalità delle sanzioni».
(Unioneonline/v.f.)