Negli ultimi tre mesi lo spread ha conosciuto un saliscendi mai visto.

Nei primi giorni di settembre, quando il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha dichiarato che nella prossima legge di bilancio il rapporto deficit/Pil si sarebbe attesto intorno all’1,6%, il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi viaggiava intorno ai 250 punti.

Le parole del ministro sono state però smentite il 28 settembre: nella serata viene annunciato l’accordo del governo sulla nota di aggiornamento al Def, che fissava il rapporto al 2,4%.

Il giorno successivo lo spread si è impennato, sfiorando 300.

Nel contempo si è inasprita la tensione con Bruxelles, che in via informale ha criticato il testo: il 2 ottobre lo spread ha sfondato quota 300 con un rialzo di quasi 30 punti rispetto alla vigilia.

Poi è arrivata la lettera della Commissione europea, che ha bocciato ufficialmente la manovra: lo spread è volato fino a 336 punti.

Il 20 ottobre le prove di dialogo tra Roma e Bruxelles hanno segnato un momento di distensione e lo spread si è riportato in area 280 punti.

Poi, un mese più tardi, alla vigilia del parere della Commissione sulla manovra, i mercati hanno scommesso sulla bocciatura della legge di bilancio e lo spread è volato a 333 punti

Il 6 dicembre è poi spuntata l’ipotesi di un calo del rapporto deficit/Pil tra l’1,9% e il 2% ma la trattativa tra governo italiano e Bruxelles è tornata a essere in salita: lo spread ha sfiorato i 300 punti

Infine, il 10 dicembre è arrivato l'ultimatum dell’Ue all’Italia, che entro 48 ore pretende per impegni concreti: lo spread ha chiuso a quota 288.

(Unioneonline/F)
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