I leader della Banca Mondiale, inclusa l'attuale direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, fecero pressione per migliorare la posizione della Cina nella classifica “Doing Business 2018”.

Questa l'accusa contenuta nell'indagine interna all’istituto condotta dallo studio legale WilmerHale, che solleva dubbi sull'influenza di Pechino e su Georgieva che, all’epoca, lavorava ancora come Ceo alla Banca Mondiale guidata dal presidente Jim Yong Kim, nominato da Barack Obama.

La direttrice del Fmi respinge seccamente le indiscrezioni, dicendosi in disaccordo con le conclusioni dell’inchiesta.

Gli Stati Uniti, maggiore azionista del Fondo e della Banca Mondiale, stanno esaminando l'indagine: "La nostra responsabilità è mantenere l'integrità delle istituzioni finanziarie", ha detto la portavoce del Tesoro americano Alexandra LaManna.

Alcuni deputati repubblicani hanno chiesto un chiarimento. "Se le accuse fossero vere allora il board del Fmi dovrebbe valutare il suo ruolo. I mercati finanziari fanno affidamento all'esperienza delle autorità internazionali e la loro reputazione è a questo punto intaccata", ha affermato il deputato conservatore French Hill.

Gli fa eco l'altro conservatore Andy Barr, che ha domandato al Tesoro americano di valutare le azioni di Georgieva nell'allocamento degli Sdr. "Assicurare l'integrità del Fmi è essenziale", ha spiegato Barr.

Per Georgieva si tratta di un guaio che potrebbe indebolire la sua leadership alla guida del Fondo. Secondo l'indagine della Banca Mondiale, lo staff dell'allora presidente avrebbe avuto incontri per valutare come migliorare il posizionamento della Cina nella classifica “Doing Business 2018”, il rapporto annuale che valuta il business climate dei Paesi nel mondo.

Georgieva sarebbe stata "coinvolta direttamente" negli sforzi per migliorare la posizione della Cina, mantenendola al 78esimo posto invece di farla scivolare all'85esimo.

Le pressioni, aggiunge l'inchiesta, sono state esercitate mentre la Banca Mondiale cercava di ottenere l'appoggio di Pechino per un aumento di capitale. 

(Unioneonline/F)

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