La sequenza è quella di un piano studiato a tavolino. L’obiettivo non scritto e mai dichiarato è tutto racchiuso nella prova dei fatti: Sardegna isolata, niente voli, aerei con il contagocce, biglietti alle stelle come non mai, discriminazioni a gogò per emigrati, turisti e non residenti in genere. I “sacri” decreti di Stato, propugnati con tanto di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e firma di Ministro, hanno come oggetto una definizione che in Sardegna, oggi più che mai, è un miraggio: continuità territoriale. A Roma, come in qualche ufficio a Cagliari, non hanno, però, ancora ben chiaro di cosa si tratti. O meglio, forse lo sanno, ma insistono a far finta di non saperlo.

Il ponte siculo

Bisognerebbe chiederlo, per esempio, al Ministro appena insediato dei Trasporti, Matteo Salvini, che, come prima mossa, ha convocato a Porta Pia due presidenti di Regione, quelli della Sicilia e della Calabria. L’obiettivo, al netto di una campagna elettorale che non finisce mai, è quello di far partire i cantieri per realizzare il ponte tra l’Isola e il continente. C’è da domandarsi: in quel fantomatico e illusorio ponte i calabresi potranno andare in Sicilia senza mostrare la carta d’identità e pagare dieci volte in più rispetto ai residenti in Sicilia? Basterebbe darsi una risposta per comprendere le violazioni sostanziali e legali contenute nel nuovo bando per la continuità territoriale.

Insularità negata

Eppure la storia dei collegamenti aerei da e per la Sardegna è la negazione, persistente, di un diritto sacrosanto, sancito dalle norme universali, da quelle europee e persino da quelle costituzionali dello Stato italiano. I legislatori costituzionali l’hanno recentemente chiamato “principio insulare”, ovvero riequilibrio, in pratica mettere sardi e Sardegna sullo stesso piano degli altri cittadini italiani ed europei. In pratica con la nuova, ennesima, proposta di continuità territoriale tutto questo non solo è negato, ma calpestato in nome e per conto degli interessi sconfinati e insaziabili delle compagnie aeree. Nel momento più alto del riconoscimento costituzionale dell’insularità si regista il punto più basso dei diritti “insulari” dei sardi.

Scippata la tariffa unica

La tariffa unica, per esempio, quella che consente un libero accesso in Sardegna senza speculazioni sulla residenza, era stata istituita nel 2012. Un voto unanime del parlamento aveva imposto al Ministro di allora di revocare i decreti proposti dalla stessa Regione, che contemplavano la logica discriminatoria dei residenti e non residenti, con un danno economico gravissimo per la Sardegna. Da allora per nove anni, sino al 2021, l’Isola ha potuto usufruire della tariffa unica, anche se solo per nove mesi all’anno, escludendo, in seguito ad un’ennesima regalia alle compagnie aeree che avevano chiesto e ottenuto di fare quello che volevano, o quasi, il periodo estivo.

Bando suicida

Ora con il nuovo bando appena pubblicato la Sardegna “risprofonda” nell’isolamento più bieco, dopo aver visto tariffe impossibili da oltre 450 euro sulla Cagliari-Milano, sola andata. Inutile, però, prendersela con la malasorte, non c’entra niente. Dietro la continuità territoriale della Sardegna ci sono interessi inconfessabili che da sempre tentano, il più delle volte riuscendoci, di speculare e ricattare l’Isola dei sardi. Del resto non è difficile: muoversi, spostarsi rapidamente, per ragioni di lavoro, di studio, o anche per una breve vacanza, alla pari di qualsiasi parte civilizzata del mondo, ha bisogno di un aereo in grado di realizzare un “ponte” vero tra la Sardegna e il resto del Continente. Lo capisce chiunque: se non si pone un freno, normando il servizio, in un’Isola è facile ricattare e speculare. Per questa ragione è nata la direttiva comunitaria che ha dichiarato: verso le isole deve essere imposto un onere di servizio pubblico. In pratica le compagnie aeree che accettano di svolgere quel servizio devono “accontentarsi” di un utile d’impresa “ragionevole”, fissato in Sardegna al 4,7% del costo effettivo del volo. Tutto questo, in questi ultimi anni, è andato sostanzialmente a farsi benedire. Lo Stato prima e la Regione poi hanno elargito alle compagnie aeree una valanga di “compensazioni”. Ogni anno dai 50 ai 70 milioni di euro ingiustificati di compensazioni, tanto ingiustificati che le stesse compagnie, per la prima volta nel 2003/2004, hanno, per diverse volte, accettato di svolgere il servizio senza riceverle. Quello che sta accadendo ora in Sardegna è, però, sempre più materia da Autorità per la concorrenza e mercato. Bastano le sequenze dei fatti e degli atti per scoprire se dietro l’isolamento dell’Isola c’è un disegno per mettere spalle al muro l’economia sarda e non solo.

Il puzzle del misfatto

La sequenza è un puzzle che va osservato nel suo insieme, a partire da quel 13 ottobre del 2021 quando una compagnia aerea low cost, la spagnola Volotea, atterrata in Sardegna dalle Asturie, irrompe nella scena della continuità territoriale. Elimina dalla competizione nientemeno che l’erede di Alitalia, quella Ita che si presenta alla gara senza aerei. Esclusa. Una vera e propria lesa maestà che manda su tutte le furie la compagnia di Stato fatta fuori dalla nemica low cost. Sembra l’inizio di una nuova era, con il mercato che per la prima volta diventa competitivo, rompendo lo storico e ossequioso monopolio di Alitalia in terra sarda.

I legali di tutti

Il primo shock, però, si registra qualche giorno dopo quell’aggiudicazione. Ita fa ricorso al Tar Sardegna. A difenderla si presentano i legali dello studio Chiomenti. Per la Regione è un colpo bassissimo. Quello stesso studio, infatti, era stato selezionato a trattativa diretta dall’assessorato ai Trasporti per la fornitura di un «Servizio di assistenza giuridica e supporto tecnico per la definizione di un nuovo regime di continuità aerea, con obblighi di servizio pubblico, sulle rotte da e per la Sardegna ricomprendente altresì un supporto di carattere economico necessario nell’ambito della definizione del Regime OSP in conformità alle norme comunitarie». In pratica quelli che avevano assistito legalmente la Regione per scrivere il bando della continuità territoriale erano anche i legali della compagnia risorta dalla ceneri di Alitalia. Per loro anche un lauto compenso di 145 mila euro.

Il bando

In quella proposta di continuità territoriale, poi varata dalla Regione, era stata cancellata la tariffa unica con l’inserimento di clausole fortemente peggiorative, e non poco, del servizio di collegamento da e per la Sardegna. Al Tar della Sardegna i legali di Ita attaccano Volotea e la Regione, come se niente fosse. I legali della Regione reagiscono e ricordano ai difensori di Ita quel conflitto d’interessi ciclopico. Rispondono anche quelli di Volotea, accusata di aver fatto un ribasso d’asta irrealizzabile di quasi il 50% sulle compensazioni. La compagnia spagnola replica sostenendo di avere contratti pluriennali per la fornitura di carburanti e di essere in grado di svolgere il servizio senza tutte quelle compensazioni.

Amore nei cieli

Ulteriore elemento per comprendere che le elargizioni regionali erano una vera e propria regalia di denaro pubblico. Il tempo, però, si sa, molto spesso è galeotto. Dalla lesa maestà all’amore il passo è breve. Il 22 marzo del 2022 Volotea, in scadenza di contratto, resasi conto di quanto si guadagnava sulle rotte sarde decide di rompere gli indugi: facciamo il servizio senza alcuna compensazione. Con la conseguenza, però, che recupererà il tutto con i biglietti dei non residenti, non equiparati e tantomeno calmierati. Ita, la società Italia Trasporto Aereo S.p.A., rilancia il giorno dopo. È il 23 marzo: «Accettazione degli oneri di servizio pubblico dal 15 maggio 2022 al 14 maggio 2023, senza usufruire di diritti esclusivi e senza ricevere compensazione finanziaria». È in questa occasione che i legali delle ex controparti cominciano ad incontrarsi, a scambiarsi riflessioni e proposte su come “spartirsi” le rotte, visto che si tratta di due compagnie disposte a svolgere lo stesso servizio a pari condizioni. Si accordano con una rapidità da amore a prima vista. Consumano la continuità senza preamboli.

Nozze durature

Ci prendono talmente gusto che vogliono nozze certe e vantaggiose. Sanno di avere, a questo punto, la Regione “in mano”. Possono dettare loro le condizioni, tanto più se decideranno, come faranno, di rescindere unilateralmente, e di punto in bianco, quel contratto di servizio. La Regione si è fidata, ed è stata messa spalle al muro come niente. Con una sequenza rimasta segreta ai più, Volotea e Ita decidono, infatti, d’improvviso, almeno lasciano credere, di “rescindere” senza colpo ferire quel contratto senza oneri. Nessuno sa in base a quale clausola le due compagnie abbiano potuto porre fine ad un contratto pubblico, senza pagare penali, compresa l’obbligatoria esclusione da nuove gare per interruzione di pubblico servizio. Di certo lo hanno fatto e la Regione ha taciuto, come se lo avesse previsto.

Il blitz del nuovo bando

Da viale Trento si erano sperticati a sostenere che avrebbero voluto negoziare, attraverso il nuovo governo, un nuovo bando con la tariffa unica, proprio per evitare un altro anno di speculazioni pesantissime contro la Sardegna. Niente di tutto questo. Dall’assessorato ai Trasporti, quasi ad assecondare le tempistiche imposte da Ita e Volotea, si “promulga” il nuovo bando, lo stesso scritto più di un anno fa dai legali di Ita: niente tariffa unica, niente frequenze da mondo civile, compensazioni stellari, come se quei ribassi proposti da Volotea fossero da dimenticare per sempre.

Cartello monopolista

Nel bando, quello elaborato dai consulenti legali della Regione, divenuti poi legali di Ita, c’è, però, una clausola che lo scorso anno poteva sembrare retorica. Questa volta, però, è tutt’altro che secondaria. All’art. 3 del disciplinare di gara è scritto: «Il regolamento (CE) n.1008/2008 non impedisce a un gruppo di vettori aerei di presentare un’offerta comune».

Sacco insulare

Il cerchio potrebbe chiudersi con questa norma- cartello, capace non solo di azzerare la concorrenza, ma di portare a casa, per le compagnie che si accordassero, un duplice ricco premio: 52 milioni di euro di compensazioni e incassi milionari degni della peggior speculazione petrolifera da accumulare sulle spalle di emigrati sardi, turisti e non residenti. In Sicilia e Calabria discutono di un ponte fisico per cancellare le distanze, in Sardegna si prepara il sacco dell’insularità.

(1.continua)

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