In Italia, in dieci anni (2010-2020), i prezzi delle case sono scesi del 15%, in controtendenza rispetto all’incremento del 26% della media Ue.

Lo ha reso noto l’Eurostat – l’ufficio statistico dell’Unione europea – nel suo paper “Housing in Europe – 2021”, che fotografa lo stato dell’arte del mercato immobiliare nei Paesi dell’Ue.

Se negli altri Stati membri dell'Unione, a partire dal 2013, si è assistito a una curva dei prezzi al rialzo, con una impennata decisa nel periodo 2015-2020, nel nostro Paese i costi delle abitazioni hanno iniziato a calare dal 2011, per poi stabilizzarsi nel biennio 2018-2019.

Si intravedono però segnali di ripresa per il comparto. Nel terzo trimestre 2021, secondo i dati dell’Istat, l'indice dei prezzi ha registrato un +4,2% su base annua, in aumento per il nono trimestre consecutivo.

Nel dettaglio, la crescita si riscontra soprattutto nelle Regioni del nord e del centro, mentre è meno ampia al sud e sulle isole. Siamo comunque ancora lontani dai livelli del 2011.

Nella decade 2010-2020 solo in altri due Paesi si è assistito a un calo dei prezzi delle abitazioni. Si tratta di Spagna e Cipro, dove però le percentuali risultano nettamente inferiori: rispettivamente -5% e -4%.

Nel complesso, il quadro è piuttosto diversificato, con incrementi esponenziali in Estonia (+108%), Ungheria (+91%), Lussemburgo (+89%), Lettonia (+81%) e Austria (+77%).

Per quanto riguarda invece gli affitti, Eurostat certifica nello stesso periodo di tempo un costante aumento nei Paesi dell’Ue, che si traduce in un +14% rispetto al 2010. Ciò è avvenuto anche in Italia, dove in dieci anni gli affitti sono cresciuti di circa il 6,5%.

Secondo un rapporto Confedilizia-Aspesi tra il 2011 e il 2020, in Italia c'è stata una perdita nominale del valore immobiliare totale di circa 634 miliardi di euro, pari a 1.137 miliardi di perdita reale. 

(Unioneonline/F)

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