La protesta degli autotrasportatori sardi per il caro carburante non si ferma, nonostante oggi centinaia di semirimorchi e container fermi sulle banchine abbiano bloccato le attività dei porti. Si va verso il quinto giorno di presidio in porti e zone industriali, ma un gruppo di camionisti si dissocia dalle forme di mobilitazione più estreme: "Al quarto giorno di protesta nei porti della Sardegna contro il caro-carburante - spiega il raggruppamento 'Protesta autotrasportatori sardi’ - rimaniamo in attesa dell'accordo sottoscritto tra alcune associazioni di rappresentanza e il viceministro Teresa Bellanova e continuiamo la nostra protesta pacifica. Allo stesso tempo prendiamo le distanze dai pochi colleghi che, come ci è stato segnalato, sbagliando spesso in preda alla esasperazione, stanno bloccando l'attività di allevatori e agricoltori".

La nota arriva dopo la chiusura dell'incontro a Roma del Tavolo dell'autotrasporto con l'accordo raggiunto tra Unatras e il viceministro: "Attendiamo notizie precise sull'accordo raggiunto poco fa - spiegano gli autotrasportatori -. A Sassari, Olbia, Cagliari e Oristano continuiamo il nostro presidio con senso di responsabilità in un momento per noi drammatico: il taglio delle accise per noi è vitale se vogliamo poter continuare a viaggiare e a fare il nostro lavoro. Ai pochi colleghi che stanno impedendo ad agricoltori e allevatori di scaricare mangimi per animali e merci chiediamo di fermarsi e di evitare una contrapposizione che fa male a tutti. La nostra è una lotta per la sopravvivenza delle nostre aziende, non una battaglia contro altri lavoratori che come noi stanno pagando un prezzo altissimo per il caro energia. Siamo tutti dalla stessa parte e per questo dobbiamo evitare derive che consentano a qualcuno di denigrare una mobilitazione sacrosanta e della quale l'intero Paese produttivo dovrebbe ringraziarci".

A “Monitor” su Videolina intanto è intervenuto Andrea Frailis, deputato Pd: “Il terreno vero di confronto deve spostarsi da Roma a Bruxelles – ha detto -. Se non si allentano anche i vincoli comunitari che stanno influendo sulle commercializzazioni dei prodotti, sarà difficile trovare una soluzione”. 

LA PARALISI – Il gruppo Grendi, che ha due terminal, uno a Cagliari e uno a Olbia, va verso la sospensione dei servizi nell’Isola. Stamattina una nave mercantile del gruppo è rimasta ferma in porto a Cagliari, perché non potendo caricare le merci sarebbe dovuta partire vuota: "La protesta sta avendo effetti estremamente pesanti sui trasporti primari. Siamo molto preoccupati", spiega l'amministratore delegato Antonio Musso.

"Le ragioni che hanno portato alle manifestazioni sono tuttora valide, ma se i primi giorni ritenevamo la protesta corretta, l'attuale gestione non è più né condivisibile né comprensibile. Non si capisce quale possa essere il risultato in grado di far cessare i blocchi. La soluzione non può che essere a livello nazionale, quindi non si capisce dove possa portare questa protesta regionale - continua Musso -. Se in Sardegna i blocchi non cessano, noi saremo costretti a sospendere i nostri servizi nell'Isola".

Nel terminal Grendi di Cagliari ci sono 400 container e 300 semirimorchi bloccati nei piazzali, in quello di Olbia 140 container e 70 semirimorchi. Finché non saranno portati a destinazione le navi in arrivo non potranno scaricare altra merce. “Domani le nostre navi resteranno ferme”, annuncia dunque Musso.

Stessi problemi a Porto Torres e Olbia per il Gruppo Grimaldi, e anche Tirrenia Cargo ha limitato fortemente i trasporti di merci.

L’APPELLO DI COLDIRETTI – In serata arriva la nota dei soci di Coldiretti Sardegna, agricoltori e allevatori, che “ribadiscono vicinanza alle proteste degli autotrasportatori dei quali comprendono lo stato d’animo e ai quali sono vicini e solidali” ma allo stesso tempo lanciano l’appello sulla merce deperibile.

“Siamo seriamente preoccupati per il comparto agricolo – dicono - ed in particolare per la linea dei freschi che in questi giorni stanno subendo ingenti perdite, perché si tratta di prodotti deperibili che non fermano la loro maturazione e che vanno consumati in tempi stretti. È il caso, per fare un esempio, dei carciofi, ma riguarda altri prodotti come gli asparagi o le cozze per elencarne altri”.

“Oltre alle perdite immediate, impensabili per imprese in pesante difficoltà economica – continuano - il non rispetto dei contratti con il mondo della distribuzione a causa delle mancate consegne, rischia di compromettere anche nel futuro gli accordi commerciali, perché in un mercato mobile, in cui è difficile firmare nuovi contratti di conferimento ma facile perderli: il carciofo sardo sarà facilmente sostituito dalla concorrenza che non manca, con perdite oltre che per i produttori anche per tutto l’indotto. Insomma un’enorme perdita collettiva che in momenti di crisi in cui le imprese stanno lottando per non soffocare, sarebbe imperdonabile per tutti”.

"Per questo – è l’appello – tutti i soci di Coldiretti Sardegna, dal nord al sud dell’Isola, chiedono agli autotrasportatori di consentire l’imbarco almeno dei prodotti deperibili, perché è giusta e sacrosanta la protesta, ma allo stesso tempo non si deve contribuire ad affossare l’economia sarda come stanno facendo gli speculatori. Non per questo la protesta giusta deve essere sminuita ma anzi rafforzata e sostenuta trovando alleati in tutta l’opinione pubblica”.

(Unioneonline/D)

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