Dal secondo report sulla coltivazione della cannabis light in Sardegna realizzato dal Centro Studi Agricoli emerge che nel 2022 la superficie di coltivazione è crollata a meno di 200 ettari, nel 2021 era di circa 1.300 (dati presunti, precisa il Csa, e da informazioni dirette).

La legge regionale approvata nell’aprile scorso, viene sottolineato, “a nulla è servita. Continua a essere illegale la commercializzazione di foglie e infiorescenze” mentre, sottolinea Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, “la coltivazione e vendita della cannabis sativa con leggi chiare e autorizzative potrebbe rappresentare per la Sardegna la soluzione per la rinascita economica di migliaia di aziende nei territori oggi a rischio spopolamento”.

Fino all’anno scorso, spiega il report, “il mercato della cannabis light rappresentava uno dei settori in fortissima crescita e l’Isola è ancora oggi la regione con maggiori caratteristiche per coltivazione, clima, terreni ed esposizione, elementi considerati fra i migliori in Europa che fanno sì che le piante possano crescere con migliore sviluppo di massa verde e migliore qualità”.  Ecco perché fino al 2021 si è verificata una crescita esponenziale degli ettari coltivati, fino al crollo del 2022.

IL PRODOTTO – La coltivazione consente diverse finalità a seconda del prodotto da ottenere: farine, olio e semi, la fibra in bioplastiche, le biomasse da estrazione e la produzione delle infiorescenze e delle foglie della cosiddetta cannabis light, con queste ultime tre che contengono CBD oggi vietato.

“In Italia e in Sardegna – prosegue il rapporto - esiste un vuoto o meglio un grigio normativo, che lascia alle più svariate interpretazioni gli organi di vigilanza. In moltissimi casi le infiorescenze vengono prodotte e vendute con le più fantasiose destinazioni d'uso, non fornendo la giusta garanzia normativa. La biomassa da estrazione è a uso farmaceutico o cosmetico per la produzione di estratti o di oleoliti. Ma per poter produrre questi sottoprodotti è impossibile ottenere le autorizzazioni da parte delle aziende agricole che coltivano. Questo sta facendo sì che l'intero mercato si sposti all'estero”.

IL QUADRO NORMATIVO - In Italia la coltivazione della cannabis sativa è sottoposta a un duplice regime normativo. La legge 242 del 2.12.2016 considera la cannabis una pianta agricola e industriale e il testo di riferimento disciplina quasi esclusivamente la coltivazione e produzione della canapa industriale. La Legge si applica unicamente alle varietà ammesse nel catalogo comune della varietà di specie delle piante agricole ottenute tramite sementi certificate. Nessun cenno a foglie, infiorescenze o altro, ma esclusivamente all’intera pianta, venduta fresca o essiccata.

La seconda norma è indicata nel Testo Stupefacenti, il DPR 309/1990, e stabilisce per qualsiasi varietà di cannabis, indipendentemente dal suo tenore di THC e per quanto riguarda foglie, infiorescenze, oli e resine che il tutto sia classificato come pianta da droga, eccezion fatta per la canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali consentiti dalle normative europee.

“Nessuna delle normative Italiane cita espressamente le infiorescenze tra le parti utilizzabili, pur non proibendo esplicitamente.  Questa ambiguità sta portando una complessità di interpretazioni, molte volte anche contraddittorie all'interno dei ministeri coinvolti”.

QUADRO LEGISLATIVO REGIONALE - La Regione Sardegna ha approvato la Legge Regionale 6 del 10 aprile 2022 e si pone l’obiettivo di sostenere e valorizzare la filiera territoriale della canapa nell’ambito e nel rispetto delle norme previste dall’ordinamento nazionale e comunitario. “Si capisce da subito che non sani e non possa sanare i dubbi interpretativi previsti dalle leggi nazionali e d'altronde una Legge Regionale non può modificare quanto stabilito da leggi nazionali”.

LE PROPOSTE – Per il Csa “serve che da parte della Regione Sardegna, visto che abbiamo avuto un incremento delle superfici coltivate a cannabis più alto d'Italia, si faccia promotrice di un'azione forte e concreta con il Governo Nazionale, perché si approvino in tempi rapidi norme legislative chiare. Serve che la Regione, attraverso l'Agenzia Regionale di Assistenza in Agricoltura LAORE, promuova una concreta e capillare azione di consulenza atta a spiegare nei dettagli la situazione del quadro legislativo attuale sulla coltivazione della cannabis. Infine, che venga convocato immediatamente il tavolo di concertazione e consultazione che l’assessore all’Agricoltura ha annunciato nel mese di aprile fra gli Organi di Polizia, Magistratura, Organizzazioni di Categoria Agricole, per analizzare la situazione e stabilire un percorso  condiviso anche a sanatoria della situazione esistente ad oggi”.

(Unioneonline/s.s.)

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