Il Covid ritocca all'insù il conto della spesa dei sardi. I prezzi dei generi alimentari, certifica il termometro dell'Unione nazionale consumatori, sono cresciuti del 2,4% a giugno di quest'anno rispetto a dodici mesi fa, molto più di un'inflazione rimasta ferma al palo. La realtà degli scaffali dei supermercati racconta però una storia anche più turbolenta: almeno se si prende l'esempio di Cagliari (al quindicesimo posto in Italia tra le città con i maggiori rialzi dei prezzi di frutta, carne, verdura) dove i rincari hanno segnato un +2,8%. "Dalla crisi sanitaria che ha paralizzato la nostra economia per oltre due mesi è purtroppo scaturito un aumento generalizzato dei prezzi dei beni alimentari", conferma Pasquale Biasioli, presidente della CMS, associazione onlus che associa circa 6 mila dipendenti pubblici della Sardegna, "e Cagliari è una tra le città italiane che registrano i maggiori rincari. Oggi per una famiglia numerosa fare la spesa o comprare un piccolo elettrodomestico può essere un lusso. "Per questo motivo stiamo cercando di creare dei veri e propri gruppi d'acquisto solidale che diano la possibilità ai nostri soci di rateizzare i propri acquisti senza spese o interessi, per di più con un congruo sconto sulla merce. Il nostro obiettivo", spiega ancora Biasioli, "è quello di creare un sistema simile a quello dei consorzi d'acquisto che permetta a chi ha un salario fisso di aumentare la capacità di acquisto e addirittura di negoziare uno sconto con i grandi distributori. Se sono uniti i consumatori possono negoziare anche con le aziende più importanti. Oltre alla grande distribuzione di qualità contiamo di coinvolgere nel nostro sistema di convenzioni anche altre attività rigorosamente sarde come caseifici e cantine".
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