Il colore è quello dell'oro. L'aroma intenso arriva direttamente dal Mediterraneo. Il suo gusto cattura e riempie la mente. La Malvasia di Bosa, vitigno a bacca bianca, come tutte le uve malvatiche arriva in Sardegna dopo lunghi viaggi nello spazio e nel tempo antico. Originaria probabilmente dell'Asia Minore, sarebbe arrivata in Europa pare portata dai crociati di ritorno dalla Terra Santa. Secondo alcune ipotesi, il vitigno sarebbe originario della città di Monemvasia (o Monobasia), sulla coste del Peloponneso. Da lì grazie ai veneziani sbarcò nel vecchio Continente.

In Sardegna la Malvasia probabilmente arriva prima, alcune ricostruzioni parlano di un ingresso nell'Isola dai porti di Calaris e di Bosa: le aree (Campidano e Planargia) dove tra l'altro ha avuto una maggiore diffusione.

La vendemmia (foto Consorzio di tutela)
La vendemmia (foto Consorzio di tutela)
La vendemmia (foto Consorzio di tutela)

Come il Prosecco - La Malvasia di Bosa doc (ma soprattutto il suo Consorzio di tutela) ha iniziato un interessante cammino di valorizzazione del territorio che, salvo imprevisti, segnerà un vero riscatto di questo angolo di Sardegna disegnato dal Temo e dalle sue valli.

E proprio questo richiamo alle colline della Planargia, pensando a quanto è già successo a Valdobbiadene e a Conegliano nel Veneto, è necessario per capire meglio questo commino straordinario. Le distese di Glera (il vitigno da cui si produce il blasonato Prosecco) da luglio scorso hanno ottenuto il riconoscimento dell'Unesco. Le valli della Malvasia di Bosa sono sulla buona strada. L'obiettivo non sarà facile raggiungerlo ma è doveroso: entrare nel patrimonio mondiale culturale e naturale Unesco, non sarà una passeggiata.

I vigneti (foto Consorzio di tutela)
I vigneti (foto Consorzio di tutela)
I vigneti (foto Consorzio di tutela)

Il Consorzio di tutela della Malvasia Doc - A credere nei sogni che si realizzano è il giovanissimo Consorzio di tutela della Malvasia di Bosa Doc, presieduto da Giovanni Porcu, patron dell'azienda Silattari di Bosa. La sede del Consorzio è a Modolo, uno dei comuni più piccoli d'Italia guidato da un giovane e dinamico sindaco, Omar Hassan. Il Consorzio ha completato uno studio del territorio e stilato un vero e proprio piano d'azione che prevede entro febbraio prossimo l'iscrizione del sito nella Tentative list (Lista propositiva) del ministero dei Beni culturali. Intanto si attende l'accordo tra Consorzio, Comuni della Planargia, Regione e Provincia di Oristano.

I vantaggi - «Un'immagine da vendere a livello internazionale - spiega Giovanni Porcu, tra i promotori dell'iniziativa e presidente del Consorzio - i turisti e gli enointenditori cercano le particolarità e le specificità di un territorio». Avere il bollino dell'Unesco significa poter sfoggiare «una specificità unica che valorizza ambiente, storia, tradizioni, prodotti. Al momento manca la firma del protocollo d'intesa». Insomma bisogna trovarsi attorno a un tavolo e stilare il documento. I sindaci dei comuni sono d'accordo, tra i più attivi proprio Hassan, il primo cittadino di Modolo. Aspettare ancora significherebbe rischiare di perdere l'occasione.

Le vallate del Temo (foto Consorzio di tutela)
Le vallate del Temo (foto Consorzio di tutela)
Le vallate del Temo (foto Consorzio di tutela)

Una nuova Docg sarda - Tra le priorità del Consorzio c'è sicuramente la creazione di una Denominazione d'origine controllata e garantita, la seconda Docg della Sardegna dopo quella data al Vermentino di Gallura. «In questi mesi intanto è stato modificato il disciplinare della Doc - spiega ancora Porcu - è stato consentito l'uso del tappo in vetro, e una maggior produzione a ettaro: 100 quintali. Questo aumento - prosegue il presidente del Consorzio di tutela - darà la possibilità di avere un maggior profitto incoraggiando i vignaioli locali a produrre malvasia di qualità e permetterà inoltre di fissare la produzione per la Dogc a non più di 60,40 quintali per ettaro».

Porcu ha una convinzione: «Per innalzare la qualità bisogna trattare le vite come un individuo. Una produzione inferiore non significa sempre migliore qualità», dice. «Meno uva per ettaro può significare anche fare una vendemmia tardiva, appassire l'uva in pianta per una perdita di peso e di acqua. La Docg - conclude - rappresenterà la Malvasia di Bosa Doc riserva». Si tratta di crederci, tutti. E i brindisi con la Malvasia di Bosa saranno sempre più un patrimonio.

Giovanni Porcu, titolare dalla Cantina Silattari di Bosa e presidente Consorzio di tutela della Malvasia (foto Consorzio di tutela)
Giovanni Porcu, titolare dalla Cantina Silattari di Bosa e presidente Consorzio di tutela della Malvasia (foto Consorzio di tutela)
Giovanni Porcu, titolare dalla Cantina Silattari di Bosa e presidente Consorzio di tutela della Malvasia (foto Consorzio di tutela)

I vigneti - Non solo vigne in questo salto di qualità che comporterebbe l'ingresso delle vallate del Temo tra i quasi sessanta siti italiani iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell'Umanità. Direttamente coinvolti ci sono i paesaggi di 7 comuni planargesi: Suni, Tinnura, Flussio, Tresnuraghes, Magomadas, Modolo e naturalmente Bosa. Un lembo di Sardegna unico, disegnato dai profili delle colline sino a 3-400 metri di altezza, e delimitato da un mare cobalto che delimita la costa tagliata dalla foce del fiume. Una ricchezza fatta di vigne, oliveti, macchia selvaggia ma anche murales, grotte e antichi borghi.
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