Per capire il potere del Black Friday non serve guardare gli sconti, ma i comportamenti. Un evento nato come coda logistica del Ringraziamento americano è diventato, negli ultimi vent’anni, un indicatore della trasformazione dei consumi globali: un termometro capace di rivelare quanto siano cambiati i cittadini, più che i prezzi. Dalla congestione delle vie commerciali di Philadelphia negli anni Cinquanta alle maratone digitali che oggi scandiscono novembre, il “venerdì nero” non è più un’unica giornata di acquisti, ma un processo, una stagione e, soprattutto, un osservatorio per leggere desideri e fragilità dei consumatori contemporanei.

Il nome, paradossalmente, non nasce nel commercio. Il primo “Black Friday” registrato è quello del 24 settembre 1869, quando la speculazione sull’oro provocò il panico nei mercati americani. Solo a metà Novecento il termine è stato applicato allo shopping, con la polizia di Philadelphia costretta a gestire l’afflusso eccezionale di cittadini nel giorno dopo il Ringraziamento.

I negozianti provarono persino a ripulirne l’immagine rinominandolo “Big Friday”, senza successo. L’espressione, tuttavia, si è radicata negli anni Settanta e Ottanta ed è stata reinterpretata come il momento in cui i conti dei retailer “tornavano in nero”.

L’espansione del fenomeno è stata tanto rapida quanto inesorabile. Negli anni Duemila, le aperture anticipate — dalle quattro del mattino alla mezzanotte — sono poi diventate una competizione tra catene. Nel 2012 Walmart anticipò addirittura all’ora di cena del Ringraziamento, contribuendo a trasformare un rito familiare in un pretesto commerciale. Non mancarono gli eccessi: dalla morte di un dipendente travolto dalla folla in un supermercato di New York nel 2008 alle risse nei centri commerciali britannici del 2014. La frenesia, in quegli anni, era la caratteristica decisiva.

In Italia la tradizione è arrivata più tardi, trainata dal commercio online. Il ruolo dei marketplace, Amazon in testa, ha accelerato l’adozione fino a trasformare il Black Friday in un appuntamento diffuso. Oggi non si parla più di un giorno, né di un weekend: novembre è diventato un mese strutturalmente dedicato agli acquisti. Le rilevazioni lo confermano. Nel 2021 si registravano picchi giornalieri da record; negli anni successivi il carico si è redistribuito su periodi più ampi, segno di un consumatore meno impulsivo e più strategico. Nel 2024, a fronte di 1,17 milioni di ricerche nel solo giorno del Black Friday, la cosiddetta “Black Week” ha totalizzato oltre 8,5 milioni di ricerche. Lo shopping non è più un lampo, ma una pianificazione.

Oltre al tempo, sta cambiando il contenuto degli acquisti. Per anni i telefoni cellulari hanno guidato la classifica delle ricerche. Nel 2024, per la prima volta, al primo posto sono comparsi integratori e vitamine: una deviazione che segnala la crescente attenzione a benessere e cura personale. Accanto agli smartphone, emergono elettrodomestici come lavatrici e asciugatrici, prodotti per la salute, profumi. La tecnologia resta centrale, ma condivisa con un consumo più orientato alla concretezza.

Anche gli sconti raccontano una trasformazione. L’epoca dei ribassi clamorosi appare superata: i top di gamma mostrano cali medi del 2–4%, mentre le riduzioni più interessanti si registrano sulla fascia media e sugli elettrodomestici.

In questo quadro si consolida il fenomeno del “lusso razionale”: l’interesse verso prodotti costosi — dai nuovi iPhone ai flagship Samsung, dalle console alle asciugatrici — persiste, ma a patto che il prezzo sia giudicato realmente conveniente.

Il profilo degli acquirenti è ormai trasversale, con un forte peso della fascia 25–54 anni. Cresce la componente maschile, storicamente meno associata allo shopping e si rafforza la tendenza alla programmazione: oltre il 70% dei consumatori attende il Black Friday per acquistare prodotti selezionati con largo anticipo, mentre l’uso degli avvisi di prezzo diventa uno strumento decisivo per orientarsi tra offerte percepite spesso come poco trasparenti.

Tra regali anticipati, acquisti programmati e qualche impulso inevitabile, il Black Friday continua a essere una lente privilegiata per osservare la società dei consumi. Non più, o non solo, una giornata di euforia collettiva, ma un barometro delle priorità, delle paure economiche e delle abitudini digitali di milioni di persone. Un rito che cambia forma, ma non perde la sua capacità di raccontare chi siamo quando compriamo.

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