Il settore agroalimentare italiano vola alto e le fiere diventano punto di incontro, di scambio e, soprattutto, di esportazioni. TuttoFood, a Milano Rho, si conferma uno degli appuntamenti più importanti a livello nazionale ed estero. Quattro giorni, dall’8 all’11 maggio, per presentare e raccontare la tradizione e l’eccellenza italiane.

Circa 2500 gli espositori presenti nei padiglioni della fiera, che hanno accolto gli oltre 800 buyer provenienti da tutto il mondo. Tra i tanti produttori a TuttoFood anche una ventina di aziende sarde, che hanno portato il nome dell’Isola in un ambiente internazionale.

Rispetto a due anni fa, infatti, è stata forte l’attrattiva esercitata dai prodotti italiani su tutto quel mercato esterno che guarda al Bel Paese come un obiettivo da eguagliare e anche, spesso, imitare. La Sardegna non è da meno.

«Quello italiano è un brand che funziona - dice Pietro Masini di Tipico - Anche le aziende sarde hanno la necessità di arrivare oltreoceano». Stesso pensiero per tanti. Pasquale Manca di San Giuliano ammette: «Per il 90% abbiamo avuto visite estere e le prospettive sembrano più buone rispetto a due anni fa».

«Tantissimi sono gli operatori esteri - racconta anche Alessandra Argiolas dell’omonimo caseificio - Ci sono stati anche visitatori dall’Africa e dai paesi arabi, mercato che ci interessa tantissimo, visto che abbiamo ottenuto la certificazione Halal per i nostri formaggi».

Export ma anche importanza della sostenibilità sociale in Sardegna. In fiera ci sono infatti anche i consorzi, quelli che uniscono forze e qualità per la creazione dei prodotti identitari dell’Isola. Tra questi il consorzio del Pecorino Romano: «È un momento favorevole, una boccata di ossigeno ad un comparto che ha attraversato un momento difficile», spiega  Gianni Maoddi, presidente del Consorzio.

Pensieri positivi anche per il resto del comparto del latte. «Stiamo creando un deciso piano industriale, basato sui nostri valori storici. Come la cooperazione innanzitutto. Questo significa grande responsabilità verso i soci, ai quali abbiamo proposto un costo di 0,55 euro litro, ridando fiducia al comparto e agli allevatori», spiega infatti Maria Cristina Manca di Arborea.

Settori coesi, dunque, con gli attori che guardano ad un unico obiettivo: dare uno slancio all’economia sarda, migliorando la qualità di vita e di lavoro.

«Spetta a noi fare sempre più sistema per prendere per la gola il consumatore, consumatore che sempre di più vuole essere certo di quello che va a consumare. Quello che è riportato in etichetta corrisponde alla nostra cultura e alla nostra tradizione. No ai cibi sintetici creati in laboratorio, che nulla hanno a che fare con questo nostro prodotto»: questo il commento a caldo di Battista Cualbu, presidente del Consorzio Agnello Igp e di Coldiretti Sardegna, che si inserisce nel dibattito delle ultime settimane sulle nuove frontiere del cibo e sui novel food.

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