Scoppia la polemica tra il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini sul tema degli aumenti salariali che, secondo il primo vanno legati all'indice dei prezzi armonizzato (Ipca), mentre al contrario, per il sindacalista servirebbe una revisione dell'Ipca che ignora il caro energia. 

Il conflitto è "l'ultima cosa che serve all'Italia di oggi", ha dichiarato il leader dell’associazione degli industriali in un'intervista a "Il Corriere della Sera", spiegando che non è vero che l'indice Ipca escluda dal calcolo degli aumenti contrattuali i prezzi dei beni energetici importati.

"Non è così. Il prezzo dei beni energetici c'è, ma - ha spiegato - viene spalmato nel tempo per evitare che scarti bruschi come quello attuale rendano l'indice ballerino. Se si vogliono innalzare i salari subito, la strada sono i contratti di produttività in ogni impresa, addizionali al contratto nazionale".

Landini ha replicato dal palco dell'assemblea organizzativa della Cgil a Rimini: "Di fronte al problema dei contratti nazionali e della crescita del salario e dell'inflazione che cresce, lui risponde dicendo ‘no, non va cambiato nulla, perché l'unico luogo in cui devono crescere i salari con la produttività è laddove si fa la contrattazione aziendale’. Questa è una cosa non accettabile".

"In un Paese con tante piccole e medie imprese, dove per la maggioranza dei lavoratori non c'è contrattazione aziendale - ha aggiunto il leader della Cgil -, se non sono i contratti nazionali che tornano ad avere un'autorità salariale e a porsi il problema di aumentare il valore reale dei salari, questo vuol dire accettare la programmazione e la riduzione dei salari".

Ha poi concluso con un’ulteriore critica a Bonomi che ha parlato di "riformismo competitivo": "Le riforme non devono essere competitive ma redistributive - ha detto -. Competitive per chi? Non è che manca la competitività, ce ne è anche troppa nel modo del lavoro".

(Unioneonline/F)

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