Parlano di "clientelismo come di un cancro che ha portato questa vicenda al paradossale" e si domandano "come possa l'Aias presentare ai giudici un piano di concordato preventivo per la continuità aziendale sapendo di avere delle convenzioni con la sanità regionale in scadenza a fine anno. Forse l'azienda sa già che verranno prorogate?".

In una dura lettera aperta che segue lo sfogo, lunghissimo e ricco di accuse, di un collega rimasto anonimo, i dipendenti Aias alzano la voce. Nonostante, infatti, alcune riunioni in Prefettura appositamente convocate, del piano di concordato che l'azienda avrebbe dovuto presentare per evitare il fallimento non si sa ancora nulla. Dopo il rinvio dell'udienza del 17 giugno il tribunale fallimentare di Cagliari si esprimerà il 17 settembre sul destino dell'azienda della famiglia Randazzo. Ma i dipendenti sembrano già certi dell'esito e chiedono spiegazioni sulla situazione rivolgendosi soprattutto alle istituzioni regionali: "Chi si prenderà la responsabilità di rinnovare le convenzioni? E la motivazione sarà ancora una volta la tutela dei pazienti o l'emergenza che si creerebbe? Basta con queste balle, sarebbe uno scandalo se venissero concesse alla luce di tutti i debiti, le richieste di fallimento e le indagini dei Pm. Qualcuno in Regione dovrebbe spiegare perché ritiene questi dirigenti - imprenditori così meritevoli di attenzione: noi pretendiamo che si faccia valere la meritocrazia, basta clientelismo".

Il durissimo sfogo dei dipendenti viene fatto proprio dall'Unione Sindacale di base con il coordinatore Salvatore Drago: "Quelli dei lavoratori Aias sono quesiti che ci poniamo da tempo e continuiamo a pensare che una gamba importante della sanità come la riabilitazione non possa essere lasciata in mano a chi, finora, si è comportato in questo modo operando con il denaro pubblico. Saremo ripetitivi ma continuiamo a ritenere che il settore debba essere internalizzato e che la Regione debba vigilare e non cercare di favorire qualcuno".

Intanto, dopo il lockdown, Aias ha ripreso ad erogare solo alcuni servizi (ambulatoriali e domiciliari) in varie zone tenendo ancora chiusi i 43 centri dell'Isola. Sul tema è caduta nel vuoto una richiesta d'incontro inviata all'azienda dalle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica.
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