Il silenzio è spettrale. L’orizzonte, verso le acque torbide e agitate di Santa Gilla, è spezzato solo da un muro di filo spinato, tanto quanto un lager d’altri tempi. Le balaustre che separano lo specchio acqueo dalla cittadella dell’aria, a ridosso dell’aeroporto civile di Cagliari, cadono in polvere, corrose dal tempo e dall’incuria. Il glorioso circolo ufficiali, memoria di fasti e rinfreschi, non è più nella disponibilità dei graduati, ora se lo spartiscono i volatili dello stagno. Qui un tempo era tutto vietato: entrare, fotografare, sporgere il naso oltre quel reticolato di guerra. I cartelli segnalavano i divieti come se, oltre quei cilindri verde speranza, piazzati come colonne d’Ercole all’ingresso dell’aeroporto militare di Cagliari, non ci fosse un domani. Solo leggerli intimorivano, figuriamoci sfidarli. Anche oggi è tutto vietato, ma non c’è un solo militare armato ad impedire l’accesso in quella che fu una delle basi più prestigiose dell’aeronautica militare in terra di Sardegna.

L'ingresso dello scalo (L'Unione Sarda)
L'ingresso dello scalo (L'Unione Sarda)
L'ingresso dello scalo (L'Unione Sarda)

Sigillato dal tempo

A bloccare l’ingresso è rimasto solo un lucchetto, aggredito dalla ruggine e sigillato dal tempo. Da quattro anni, qui dentro, non c’è più nessuno. Come se la pace avesse deciso di cancellare la storia. Eppure quest’appendice nel Golfo degli Angeli ha segnato la storia non solo dell’aviazione nell’Isola dei Nuraghi, ma anche quelle delle grandi trasvolate, dalle mirabili imprese del comandante Francesco De Pinedo, che proprio da qui partì per la “Crociera delle Americhe”, all’inizio dei collegamenti idrovolanti, nel 1927, tra Cagliari e il Lido di Ostia, a Roma.

L'hangar storico (L'Unione Sarda)
L'hangar storico (L'Unione Sarda)
L'hangar storico (L'Unione Sarda)

97 anni fa

La storia di questo aeroporto, prima civile e poi militare ed ora figlio di nessuno, inizia 97 anni fa con un regio decreto vergato dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia. E’ il 22 gennaio del 1925 quando la Gazzetta Ufficiale inchioda agli atti la “Dichiarazione di opera di pubblica utilità della costituzione di un idroscalo nei pressi di Elmas”. L’atto del Re fu perentorio: un anno di tempo per realizzare l’opera. Gli espropri delle aree, però, non filarono lisci e la struttura venne conclusa il 21 gennaio del 1928. Gli albori non furono modesti: il primo nucleo fu tale da imporre la costituzione del Comando dell’Aviazione della Sardegna. Il salto di categoria avviene, però, qualche anno dopo. E’ il 1933 quando si decide di dotare l’area di un vero e proprio piano regolatore, in grado di pianificare la trasformazione di quell’area immensa in una vera e propria città dell’aria. Il piano strategico finisce all’Esposizione dell’Aeronautica di Milano del 1934. Un plastico celebra la grandeur del tempo e del potere. Architetti e ingegneri del regime impongono le soluzioni del “Razionalismo italiano” con “elementi dinamici e curvilinei di impronta futurista”. Alla fine, quell’intervento edilizio, diverrà un capolavoro senza precedenti di architettura militare: cinquanta edifici destinati a segnare la storia urbanistica ed edilizia sulla sponda aerea dello stagno dei fenicotteri. Un’area che ancor oggi nessuno conosce, se non gli addetti ai lavori e quei pochi che l’hanno potuta scrutare in qualche rara incursione promozionale. Nel 2009, con un’irruzione degna di uno Stato ancora fermo al Regno d’Italia, ignaro della Costituzione e dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna, tutto quel patrimonio passa dal Ministero della Difesa all’Enac, l’Ente nazionale di aviazione civile.

Gli idrovolanti sull'area di Santa Gilla (L'Unione Sarda)
Gli idrovolanti sull'area di Santa Gilla (L'Unione Sarda)
Gli idrovolanti sull'area di Santa Gilla (L'Unione Sarda)

Lo scippo di Stato

La Regione sarda, come se non esistesse, viene del tutto ignorata. L’art.14 dello Statuto sardo, norma di rango costituzionale, eppure, è chiaro: tutti i beni dello Stato che cessano la loro funzione passano automaticamente al patrimonio della Regione. Per il Ministero della Difesa quella disposizione è carta straccia. L’accordo, invece, lo sottoscrivono proprio il Ministero dei militari con la Sogaer e l’Enac. Con una beffa: la Sogaer deve anche pagare quello che sarebbe dovuto passare gratuitamente, e senza sotterfugi, direttamente alla Regione che, poi, avrebbe potuto affidare quelle strutture alla stessa società di gestione aeroportuale o proporne un diverso utilizzo. L’Enac e il Ministero della Difesa impongono alla Sogaer di sborsare, in cambio della concessione di quelle aree ubicate sul lato opposto all’aerostazione civile, la bellezza di 9.5 milioni di euro, con un esborso, già a fine 2017, in opere realizzate al servizio dello Stato, di ben 5.3 milioni di euro. Non solo la Sogaer paga per quello che avrebbe dovuto avere gratuitamente, magari dalla Regione, ma è costretta a dissanguarsi per un bene che, dal 2009 ad oggi, non ha fruttato un solo euro, anzi. Un’operazione tutta a perdere con l’aggravio di un patrimonio che giorno dopo giorno, da ben 12 anni, cade a pezzi, senza che un solo argine al degrado si frapponga alla disfatta. In realtà la Sogaer, pensando al fardello del disfacimento incombente su quell’immenso patrimonio, ha cercato di dare un senso a quell’operazione “incostituzionale” bandendo a marzo del 2018 un “avviso esplorativo”, senza prevedere una minima durata di concessione e un minimo investimento, per l’acquisizione di “manifestazioni d’interesse per l’affidamento in sub-concessione di spazi ubicati all’interno del sedime aeroportuale”.

Irene & Cina

In pratica in quell’area non solo è cessata la funzione statale, ma anche la Sogaer, a distanza di 9 anni da quella concessione da parte di Enac/Ministero della Difesa, non sapeva che farsene e proponeva a terzi l’affidamento. Dopo un anno di proroghe per la “chiamata” della Sogaer, si presentano in sette, più un ritardatario. La sfida non è apparentemente tra colossi. Nel jet set dei partecipanti, però, spuntano volti noti e piste orientali. A varcare l’uscio dello scalo cagliaritano c’è il Gruppo Europeo di Interesse Economico per lo sviluppo dell’Eurasia e del Mediterraneo. In arte, Irene Maria Gioconda Pivetti, l’ex Presidente della Camera dei deputati, leghista, da sempre in asse con la Cina, sino alla scandalo mascherine nell’era Covid. Nei report segreti e blindati della Sogaer c’è scritto che si è candidata alla gestione della cittadella dell’aria con una proposta del 20 luglio del 2018, ma, aggiunge il resoconto della manifestazione d’interesse, non si è mai presentato nessuno a illustrare il progetto di sbarco cinese nella laguna.

Filo cinese

Dichiaratamente filo cinese la proposta del raggrupamento di Eas, acronimo di European Air Solution, e di EU Wings. A capo dell’operazione il controverso comandante Vincenzo Soddu, già pilota delle Frecce tricolori e patron della compagnia Volare finita tempo fa nel vortice della bancarotta, con tanto di pesanti condanne. La proposta illustrata ai vertici di Sogaer è condita dalla formula magica: abbiamo il sostegno di un gruppo finanziario cinese che farebbe un investimento nell’ordine di alcune decine di milioni di euro. In quell’enclave che fu militare Soddu propone di fare di tutto e di più: manutenzione, riparazione e revisione di motori d’aereo, attività di formazione di volo, ristoranti stellati e hotel. Concorrono per la concessione dell’area anche la costituenda società Scarponi che punta a riportare nell’area gli idrovolanti e il Soccorso Alpino e speleologico della Sardegna.

Distretto Aerospaziale

La proposta più organica, e per molti versi credibile, l’avanza, però, il Distretto Aerospaziale della Sardegna. Tre le direttrici dell’offerta: centro congressuale e strutture ricettive di alta fascia, strutture con finalità museale e ricreativa, struttura universitaria e campus. Non se ne farà niente. Di punto in bianco, è il 5 novembre del 2019, la stessa Sogaer che aveva lanciato la manifestazione d’interesse revoca il bando: le proposte – scrivono – non sono soddisfacenti. In realtà, ma nessuno lo dice, con il rilancio di quell’area e il suo utilizzo a pieno regime si creerebbe un carico di traffico imponente sull’intera viabilità di sicurezza aeroportuale.

Quel traffico di troppo

E l’Enac aveva già negato l’utilizzo di quelle strade per la connessione con la Fas, la vecchia ferriera della Sardegna, destinata a diventare un grande centro commerciale alle porte di Cagliari. Questa, però, è un’altra storia. L’aeroporto degli idrovolanti e delle grandi trasvolate oceaniche di Francesco De Pinedo ora è una landa desolata, con una storia gloriosa rimasta senza futuro.

(11.continua)

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