Si tratta di una scoperta scientifica di straordinaria importanza, fondamentale per studiare il popolamento della Sardegna in età preistorica.

I primi gruppi umani che frequentarono l'Isola nel Mesolitico, circa undicimila anni fa, avevano caratteristiche genetiche differenti dalle comunità che tremila anni più tardi furono artefici della rivoluzione del Neolitico e abitarono l'Isola in maniera stabile e definitiva.

È quanto risulta dalle indagini che, coordinate da Carlo Lugliè, docente di Preistoria e protostoria all'Università di Cagliari, sono alla base dello studio in uscita oggi sulla prestigiosa rivista internazionale "Scientific Reports" (del gruppo "Nature").

L'importante scoperta deriva dalle analisi sul DNA estratto da resti scheletrici di due individui sepolti nel riparo preistorico di Su Carroppu di Sirri a Carbonia, il sito che ha consentito per la prima volta di affermare che la presenza dell'uomo in Sardegna risale al Mesolitico, cioè a un periodo ben anteriore al Neolitico antico.

Lo studio nasce dagli sviluppi del progetto di ricerca finanziato dalla Regione e intitolato "Storia del primo popolamento neolitico della Sardegna (VI-V millennio a.C.): origine e processi evolutivi alla luce dei dati archeologici, linguistici ed archeogenetici", coordinato proprio da Carlo Lugliè.

L'analisi e l'interpretazione archeogenetica dei reperti sono state eseguite col coordinamento di David Caramelli dell'Università di Firenze e di Silvia Ghirotto, del gruppo di ricerca di Guido Barbujani dell'Università di Ferrara. Sono state applicate allo studio dei reperti sardi le più attuali e avanzate tecnologie per la caratterizzazione del DNA mitocondriale.

Il sito di Su Carroppu, grazie a questa nuova scoperta scientifica, conferma la sua funzione chiave.

Indagato da Enrico Atzeni, tra 1960 e 1970, continua a essere oggetto di scavi sistematici diretti da Carlo Lugliè in regime di concessione al Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell'Università.
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