Lucio Fontana e i suoi fratelli, o nipoti, se preferite. Sino al 31 maggio la Opera Gallery di Londra ospita una mostra dal titolo "Spaziale! Italian Spatialism and its Legacy", dedicata agli artisti dello Spazialismo, il celebre movimento fondato dall'italoargentino nel secondo dopoguerra. Sono esposte una cinquantina di opere, non solo di Fontana, ma anche di altri artisti del movimento, come Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Turi Simet.

Tra gli artisti invitati anche il sassarese Pino Manos, classe 1930, che è stato addirittura l'ospite d'onore al vernissage che si è tenuto nell'ambasciata italiana di Londra. Manos lasciò l'isola a 21 anni per iscriversi prima all'Accademia di Brera, quindi al Politecnico di Milano, per laurearsi infine in Architettura a Firenze.

Un'opera di Pino Manos (foto ufficio stampa)
Un'opera di Pino Manos (foto ufficio stampa)
Un'opera di Pino Manos (foto ufficio stampa)

L'artista sassarese aderì giovanissimo allo Spazialismo ed è oggi l'unico fra gli artisti di quella corrente che ancora opera artisticamente. Non solo testimone di un'epoca e fra i protagonisti di un movimento considerato fondamentale per la storia dell'arte contemporanea, ma tutt'ora autore attivissimo e prolifico, Manos ha creato opere che, pur inserite a pieno titolo nel movimento degli spazialisti, travalicano la semplice adesione a una corrente, per esprimere in forme del tutto peculiari gli esiti di una ricerca interiore e spirituale che l'artista conduce da decenni.

Particolare di un'altra opera dell'artista (foto ufficio stampa)
Particolare di un'altra opera dell'artista (foto ufficio stampa)
Particolare di un'altra opera dell'artista (foto ufficio stampa)

Le opere di Manos nella mostra in corso alla Opera Gallery vanno dunque ad affiancare i "Tagli" e i "Concetti spaziali" di Fontana così come le "Estroflessioni" di Bonalumi. Ma a testimoniare l'importanza dell'artista sassarese è anche la recentissima pubblicazione del libro "Manos", edito da Forma Edizioni, relativo alla mostra che l'artista tenne alla Opera Gallery di Parigi nel 2010. Il volume, oltre a un vasto apparato iconografico, contiene un saggio critico di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, che approfondisce il significato dell'opera di questo grande artista contemporaneo.
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