Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue famose 95 tesi sulla porta della cattedrale di Wittenberg, la città dove insegnava teologia. Nel suo scritto "denunciava" la decadenza morale della Chiesa cattolica e si scagliava contro la dottrina delle indulgenze, la prassi secondo la quale si poteva ottenere la remissione dei peccati versando una somma di denaro.

Fu l'inizio di un grande terremoto che nel giro di pochi anni sconvolse l'assetto religioso e anche politico del nostro continente. Nacque un'Europa riformata e "protestante" che si riconosceva nelle idee di Lutero e di altri riformatori che volevano un cristianesimo più individuale e meno legato alle gerarchie ecclesiastiche. A questa Europa, soprattutto germanica e nordica, si contrappose un'altra Europa, quella del cattolicesimo romano, più mediterranea. Molti storici e commentatori si sono chiesti in questi cinque secoli se Lutero volesse veramente arrivare alla frattura con Roma e se fosse nelle sue intenzioni dare vita a un cristianesimo alternativo a quello cattolico. Insomma la grande domanda è se il grande riformatore tedesco sia stato un ribelle.

Lo chiediamo a una dei maggiori storici italiani, Adriano Prosperi, autore del volume Lutero. Gli anni della fede e della libertà (Mondadori, 2017, Euro 28,00 pp. 580. Anche Ebook).

"Lutero non fu un ribelle, anzi fu un uomo obbediente ma la sua era una obbedienza prima di tutto nei confronti della verità della Bibbia. Quando venne convocato dall'imperatore Carlo V, cioè la massima autorità da lui riconosciuta, rifiutò di rinnegare le sue tesi perché affermava di non poter fare diversamente. La sua coscienza era legata alle Sacre Scritture e affermò di essere disposto a fare marcia indietro solo se qualcuno gli avesse dimostrato con le parole della Bibbia che stava sbagliando. Insomma, non c'era in lui una volontà di rottura. Allo stesso tempo da parte del papato non ci fu nessun tentativo serio di venire a patti con Lutero".

Lutero non aveva però sfidato apertamente l'autorità del pontefice affiggendo le sue tesi?

"Per secoli si è detto da una parte e dall'altra che Lutero affisse le sue tesi al portone esterno della cattedrale di Wittenberg come se avesse voluto rivolgersi direttamente al popolo e incitarlo contro gli abusi del clero romano. Non è vero o comunque non c'è nessuna prova che questo sia avvenuto. È provato, invece, che Lutero ritenesse le sue tesi un documento rivolto ai teologi e per questo le inviò con assoluta disciplina ecclesiastica all’autorità ecclesiastica pertinente nel suo territorio, cioè l'arcivescovo di Magonza Alberto di Hohenzollern. Costui era la persona che controllava la vendita delle indulgenze contro cui Lutero si scagliava e passò lo scritto ad alcuni teologi. Questi ultimi vi rilevarono un'affermazione ritenuta eretica e quindi le tesi furono inviate a Roma dove venne iniziato contro Lutero un processo per eresia. Non c'era, ripeto, in Lutero, volontà di provocare un divisione all'interno della cristianità. Le cose andarono però in modo diverso".

Perché Lutero è ancora attuale?

"Il cinquecentenario che si sta celebrando pone molta attenzione al rapporto tra Lutero e l'idea moderna di libertà. In fondo oggi siamo nella modernità e siamo sotto il segno delle rivoluzioni che hanno imposto prima la libertà formale, poi quella sociale e c'è un rapporto con Lutero in tutto questo. Come ho scritto nel mio libro in quell'epoca, l'inizio del Cinquecento, «altri scoprivano mondi e mari ignoti, Lutero scoprì un mondo religioso fino allora sconosciuto». Grazie a lui si affermò un nuovo modo di intendere il rapporto dell'uomo con Dio, con l'aldilà, con la liturgia, con la devozione e la carità. Lutero seppe mettere al vertice di tutto l'individuo, la sua coscienza e la sua fede. Fu questa la rivoluzione di Lutero. A lui spetta il merito della scoperta della libertà come vero orizzonte del cristianesimo europeo".

La Chiesa cattolica, dopo aver combattuto per secoli le sue idee, deve qualcosa al grande riformatore tedesco?

"La scossa determinata dalla rivoluzione religiosa da lui innescata fu violenta ma dette forza a quelle voci all'interno del cattolicesimo che volevano una riforma e che erano stanche di corruzione e di condotte indegne da parte del clero. La rivoluzione di Lutero e la successiva divisione all'interno della cristianità alimentò lotte violente tra cattolici e protestanti ma favorì anche un risveglio religioso che altrimenti non ci sarebbe stato. Certamente il rinnovamento dello spirito cristiano è passato attraverso Lutero e per questa ragione la Chiesa cattolica deve essergli molto grata".
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